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California fuori rotta

credits http://www.cvihub.com/

Direzione Palm Springs. Le mie reminescenze giovanili dicono yeeeee, perchè è proprio lì che Kelly Donna e gli altri ricchi di Beverly Hills 90210 andavano a farsi i weekend fuori porta. Lo dico subito e faró la mia classica figura da “geograficamente problematica”: io ero convinta che a Palm Springs ci fosse il mare. Sai, “primavera”… “sorgenti”… quando mi sono accorta dov’era sono stata molto zitta. E sono sicura che non sono l’unica a ricordarsi che Dylan andasse a surfare da quelle parti (anche se qui al manssimo si può fare rock ski visto che c’é deserto qui, lí e lá).
Partiamo belli carichi ma io necessito sempre e comunque un caffè e, possibilmente, qualcosa di dolce: è domenica mattina, dai, si puó.


Mi lascio convicere da un cartellone pubblicitario sull’autostrada, e il disegno di una vecchina che sforna una torta di mele. Guido io, quindi non lascio molta scelta.
Entriamo e “ooooohhh”, è proprio quello che volevo! Una caffetteria ristorante con le cameriere cinquantenni vestite nella divisa d’ordinanza col grembiulino, il trucco perfetto, allegre e con un barile di caffè in mano (ci sono anche due o tre ragazzi con la brocca in mano, giovani e, stranamente, tatuatissimi). Le breakfast non mi interessano, sono da Apple Annie’s e voglio vedere se sta nonnina le torte le sa sfornare. Apple pie classica e giá che siamo nelle spese pure un muffin.

Arriva. È lei. La torta di mele fatta come si deve e delle dimensioni sperate: praticamente un quarto di torta calda che si schianta sul piatto, colando mele da tutti i lati, dolce e con l’abuso di cannella come piace a me, da abbinare a tazze e tazze di caffé amaro servito dalle sculettanti e allegre waitress purosangue. Il muffin? Buono, mi sembra. Accanto a La torta, tutto sarebbe potuto sembrare una spugnetta spontex.
Con la pancia piena e i sensi storditi dalle calorie ci dirigiamo a Bakersfield, cittá di Merle Haggard e Buck Owen e concorrente diretta di Nashville, terra del bakersfield sound citato dai Rolling Stones e, stranamente, luogo di nascita dei KoRn (Wikipedia é sicuramente molto piú esauriente), e forse perché é mattino, forse perché é domenica, forse perchè non c’è la giusta congiunzione astrale ma.. A me Bakersfield mi sembra un po’un posto di merda.
Senza rancore, ma in tutto incontriamo 5 messicani, di cui uno chiaramente pazzo perché parla da solo e ha la maglietta di 6 volte piú grande e un altro che é vestito sempre da rapper ma ha circa 60 anni. Lascio alla cittá il beneficio del dubbio ma scappiamo a gambe levate. Anche perché ci guardano tutti un po’storti.. Sará la macchina taura…

credits http://californiathroughmylens.com/
A San Bernardino, ci fermiamo volutamente in un curioso museo: nella cittá in cui Ray Kroc, creatore della McDonald’s inc. apre il primo fast food, adesso c’é un museo dedicato a uno dei marchi più conosciuti del mondo. Si, quei due archetti d’oro e il big mac sono nati qui, dove é nato anche taco bell. Giriamo per questo strano museo stracolmo di reperti storici (da foto degli inizi alle divise dei primi fast food alle confezioni dei panini, a centinaia di regali dell’happy meal) accompagnati da un gentilissimo hippie capellone che ci racconta storia, retroscena e curiositá soprattutto spiegandoci il murales fighissimo fuori dall’edificio. Scopriamo cosí che San Bernardino ha dato i natali a Gene Hackman, a Randy Rhoads (chitarrista di Ozzy Osburne) e che la prima volta che i Rolling Stone sono venuti negli States hanno suonato proprio qui. Il racconto vuole che avessero bisogno di qualcuno da far suonare a un festival a cui i baronetti di Liverpool avevano tirato il bidone, e che dopo un “Rolling Stones? Mai sentiti” abbiano solo chiesto “hanno i capelli lunghi? Se hanno i capelli lunghi.. Yeaaaa vanno benissimo”. E così parte la storia di Mick Jagger nel continente americano. O almeno così ci racconta il nostro amico con la maglietta batik muticolor. Alla fine della spiegazione del dipinto sul muro ci spiega anche il significato della sua spilletta: anche se sembra un freak appena uscito da un cartone animato in realtà è un medico, che cerca di introdurre anche la cannabis come palliativo e cura antidolore. Curioso ascoltare come le leggi dello stato della California (che in alcuni casi dice di si) e quelle federali (che sempre e comunque dicono di no) cozzino, e si viva sempre in un empasse ai limiti della legalità.
E medito sul rimanere politicamente corretta e non esprimere la mia opinione. Fuori dal museo incontriamo un tizio senza una gamba di origine messicana che attacca bottone, ma, incredibilmente, solo per fare due chiacchiere. Sarà che ho ancora l’ansia da jineteros cubani (le persone che ti attaccano simpaticamente bottone per poi chiederti i soldi o portarti in locali/bar/negozi dove ti fregheranno sicuro e loro prenderanno la commissione), ma quando uno comincia così “hei, ciao, di dove siete?” mi viene solo voglia di scappare lontanissimo. E invece la conversazione si fa interessante ed è strano un ex messicano che vorrebbe chiudere totalmente le frontiere con il suo paese natale e che poi, Obama, non lo godo neanche troppo. Stralci di vita, racconti da San Bernardino. California. Che non è solo San Francisco e Los Angeles, che non è solo Rodeo Drive e bionde abbronzate.
Prima di arrivare a Palm Springs, eccolo il fattaccio. Ci fermiamo in un (cazzo) di outlet per comprare due o tre cose in saldo, torniamo in macchina e… Sparito tutto. Ci hanno aperto l’auto sfondando la serratura senza – non si sa bene come – far partire l’allarme e si sono fottuti le canon, lo zaino, il pc e tutto il resto… Tutte le ottiche incluse. Allora, in una scala di valori da 1 a 10 ci sono rimasta male 100 mila, un po’perchè era inaspettato davanti all’ingresso di un gigantesco centro commerciale di domenica pomeriggio, un po’perchè era uno zaino pieno di ricordi e la mia macchina fotografica aveva da tempo il soprannome di “la mia bimba”… Tanto per capire il valore che aveva per me!
Chiamiamo quello della sicurezza che chiama lo sceriffo. L’unica cosa che sono stata in grado di fare é stato andare a prendere un caffé misto e un cookie al cioccolato bianco da Starbucks. Quello che ho augurato ai ladri non lo ripeto perché sarebbe punibile con una denuncia per cose oscene uscite da una bocca femminile. Se non c’é come reato potrebbero inventarlo.
La sera la cittá di Palm Springs é un po’spenta e decidiamo di mangiare in camera, peccato che il cinese al ricevimento mi sappia consigliare solo un 7eleven come posto in cui mangiare. Prendo della carne secca, dei nachos che annego nella salsa al formaggio e nel chili e una six pack di bud. Light, ovviamente.
La mattina dopo andiamo dalla compagnia del noleggio dell’auto e la ragazza al banco sembra sinceramente più dispiaciuta di noi e mi fa ricominciare un pochino a credere nel genere umano.
Il resto della mattinata lo dedichiamo all’architettura, perchè questa cittadina in mezzo al deserto è uno dei più stupefacenti agglomerati di architettura moderna (o meglio, Mid-century modern style, l’evoluzione dei principi dell’architettura organica di Frank Lloyd Wright), per soddisfare i desideri e i capricci di star hollywoodiane del calibro di Frank Sinatra. Ah, per la cronaca, su www.sinatrahouse.com la casa di “the voice” la si puó pure affittare.
Facciamo un giretto tra le ville e il quartiere residenziale dove anche Elvis aveva affittato una casa dopo aver sposato Priscilla: sono davvero tutte enormi e l’architettura varia tantissimo da casa a casa, probabilmente ci sarà stata una corsa all’architetto e a una sfrenata ricerca di “diversità” e lusso. Ma gli anni d’oro mi sa che sono passati e Palm Springs ha l’aria di una settantenne che ancora si trucca bene il viso ma che non puó nascondere le mani rugose. Forse in alta stagione c’è più gente (per loro luglio è bassa perchè c’è veramente un caldo che ti uccide..) e non solo giardinieri che potano piante e accorciano l’erba nei praticelli.
Prima di lasciare la città non possiamo esimerci dal guardare sotto la gonna di Merylin (si, si vedono le mutande) e sorridere osservando dal basso verso l’alto l’enorme statua godendoci la specialità locale, il frappè di datteri. Denso, dolce e cremoso. Una manna se i datteri, peró, ti piacciono.

Dove dormire? 7inn and suite. C’era pieno di famiglie messicane che facevano barbecue in piscina e al ricevimento potrete beccare il cinesino che va in panico con qualsiasi domanda, ma le stanze sono enormi bellissime e soprattutto incredibilmente pulite.

Apple Annie’s non economicissimo ma il caffè è infinito e la torta di mele..divina!
1165 North Blackstone Street, Tulare, CA

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