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Roba buona a Pioneertown

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Fanculo Bruce. Ma serio. Fanculo. Io stavo bene lì, nel mio lago di ignoranza tra il Jack Johnson che passavano alla radio e quelle canzoni che canti sotto la doccia. Fanculo.

Sono in un locale in mezzo al niente, nella sperdutissima Pioneertown ad ascoltare ottima musica che mi commuove l’anima, dopo essermi quasi commossa anche davanti all’hambuger più grande della storia e alle sue cheese fries. Ma questa è un’altra storia. Sul palco si alternano diversi stili, diversi personaggi, diverse culture musicali che trasudano dalla passione di questi strani tizi arrivati fino alla sperduta Pioneertown per cantare da Pappy&Harriet’s. E c’é il tipo che suona due tastiere (una “fa la chitarra”come canta lui), una ragazza, Kelly Matthews (o chi cavolo sa come si scrive), una ragazza rotondetta a molto anonima con una delle voci piú belle sentite ultimamente. Spero per lei che qualcuno la scopra. Spero per Adele di no. E poi il trio di Jim Austin, chitarra violino e contrabbasso. Lei una bionda che era prima lí a ballare sulle storpie note del bi-tastierista, era in realtá una di un gruppo, che solo aspettava di suonare. L’elemento “violino”é un signore in bermuda e camicia da impiegato, vestito come se fosse scappato dall’ufficio per andare al mare, ha due mani che corrono rapide sulle corde e sprizza gioia da tutti i pori. É divertente essere lí, sembra che tutta la gente che ti sta intorno sia lí lí per salire sul palco, che questa strana comunitá sia in realtá un’orchestra, e che questo sia il modo che hanno per divertirsi.

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Pioneertown é un microcosmo, un villaggio accanto a un finto villaggio western. O è quello il paese? Fatto sta che in questo luogo sperduto e dimenticato da dio pulsa un cuore musicale che se fossi un produttore io terrei d’occhio.

E poi un dettaglio: non so se è Pappy o se è Harriet ma gli hamburger in quel posto sono qualcosa di divino. A parte le dimensioni (il mio baconburger aveva il diametro di una pizza), la carne, il gusto pieno e non artificiale da abbinare alle cheese fries (una delle porcate più porcate mai mangiate) annaffiato dalla birra della casa (ambrata e buonissima) servita dentro i barattoli grandi della conserva. Probabilmente della Bormioli. Che probabilmente ha fatto mio cugino a Fidenza.
Siamo ripartiti col magone, con la voglia di tornare ancora prima di lasciare Pioneertown, dopo aver dormito dentro una stanza arredata come in un film con le lenzuola pulite e profumate come è difficile trovare in un albergo. Esperienze che ti restano dentro e che ti tengono sempre accesa la fiamma del viaggiare, la voglia di scoprire cosa c’è là fuori.

Dove dormire e mangiare? Prenotate per tempo al Pioneer Motel, per il mangiare, è ovvio che non bisogna neanche specificarlo.

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