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California, USA

Dream Big. Racconti e lezioni dalla Silicon Valley

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Sono arrivata il 4 dicembre a San Francisco, dopo qualche giorno a New York e dopo che era passato circa un mese da quando avevo ricevuto la notizia.

Mi sono candidata senza troppe aspettative al bando della Regione per venire qui in Silicon Valley, ma anche solo la parola mi faceva ridere. Sono andata il mese scorso a vedere Google e il famoso garage di Steve Jobs, ho salutato la mia bella San Francisco e ho prenotato un biglietto per Dublino. Forse in quel gesto c’era un po’ di scaramanzia. Poi, sono stata presa. Poi, il 4 dicembre sono arrivata qui.

Ho fatto il check in allo Startup Basecamp, dove erano già arrivati quasi tutti, sono entrata dalla porta e per un attimo tutti gli sguardi sono stati puntati su di me, buttandomi addosso quel sottile disagio di chi ha interrotto – anche solo per un attimo – un equilibrio.

Mi sono presentata, non ho capito mezzo nome, dentro di me urlavo fortissimo “Cosa ci faccio qui? Ma perché ho sempre ste manie di buttarmi nelle cose  più grandi di me?”

Ci siamo presi una pizza da asporto (la mia terza pizza all’estero della vita), abbiamo fatto un po’ di chiacchiere. Volevo solo andare a casa. Davvero.20161204_211823

Poi è iniziato il tutto: lezioni, visite, centrifughe pazzesche, incontri con investitori che parlano di Billion dollar come io parlo dei miei calzini spaiati. Quella prima sera mi sembra un ricordo lontanissimo.

Dopo due settimane gomito a gomito mi sembra di conoscere i miei compagni di avventura da una vita: le piccole manie, il suono della voce che adesso riconoscerei in mezzo a mille, le speranze, il talento, di alcuni anche la storia.

E’ un gruppo compatto, la voglia di aiutarsi è sempre tantissima e nei vari Pitch delle Startup che verranno presentate stasera se un grande fratello ascoltasse per bene troverebbe le parole di uno nei discorsi dell’altro e viceversa.img-20161206-wa0038

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Sì, stasera dovrò presentare la mia startup davanti ad un pubblico, dei giudici e il peggior criticone del mondo. Me. Dovrò farlo in inglese (ma non va bene lo spagnolo?), dovrò mettere in 4 minuti il mio mondo, il mio lavoro, i miei obbiettivi, le mie proiezioni di vita dei prossimi anni.

Altro che farfalle nello stomaco, qui ho una marmotta che scava.

Guarderò sguardi familiari per cercare discorsi provati e riprovati fino a tarda sera, quando vorresti solo vedere un letto e non puntare la sveglia. Ma stai lì, aspetti che tutti finiscano, dai i tuoi consigli, ti impegni davvero per vedere gli altri migliorare.

Ci stiamo alimentando a noodle liofilizzati del negozio di fronte, dormiamo poco, ridiamo moltissimo.20161213_140436

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Mi piacciono certi occhi.

La settimana scorsa abbiamo fatto una lezione di vendita con un ragazzo fantastico (Ian Thiel), che ha mosso davvero qualcosa dentro la mia pancia. Una frase mi è rimasta impressa mentre parlava dei suoi collaboratori: “stimolali, mettigli il fuoco dentro, non sotto al culo”.

E qui c’è gente che ha il fuoco dentro.

Ragazze che pensano in grande e hanno cervelli favolosi. Qui, come donna, sono felice di vedere altre donne che fanno cose fighissime.

Ieri siamo stati da Mozilla Firefox, abbiamo fatto infinite chiacchiere con  Liz, responsabile del reparto “Diversity and Inclusion strategy”: roba che da noi manco nel 2030. Questa tatuata dai capelli viola ci ha raccontato come collaborasse come volontaria da anni con Mozilla, come fosse importante la scelta di un candidato per il suo valore e che se qui mandi un CV con su la tua foto è davvero “super weird”, e non come da noi che se non alleghi la foto non ti fa mandare il resto, anche se hai 38 master di Harvard e 10 di Oxford.20161214_154445

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Prendo le distanze, mi sto facendo la mia idea.

Condivido la strada con persone brillanti con cui le discussioni sono stimolanti e piacevoli anche se ci sono degli scontri, la sera poi si beve una birra insieme sul divano, ci si racconta pezzi di vita e di mondo.

Sono persone che ti fanno innamorare del loro mondo, anche se si parla di Bot, block chain, robotica o avvocati: robe di cui notoriamente non so una mazza.

Forse la cosa che mi piace di più di queste intense settimane è la mia crescita dal punto di vista lavorativo/umano, l’aver messo a fuoco i dettagli.

Ma alcune cose che ho imparato in questi 10 giorni ve le condivido.

  • Fallire è il primo gradino per il successo. Qui, se non hai fatto almeno un disastro o non sei fallito in qualcosa ti guardano davvero strano.Anzi, se non hai fallito vieni considerato di meno. Il che è un po’ un paradosso, ma nella loro testa vuol dire che ci hai provato, e continui a farlo e soprattutto significa che hai già avuto una lezione dura da cui imparare, utile per non ripetere gli errori e poter costruire cose grandiose.

In Italia purtroppo se fai un fallimento vieni bandito, marchiato con una fottuta lettera scarlatta e il           tuo valore (anche umano) se ne va in un secondo con i soldi che hai perso. E purtroppo è vero   maledettamente vero.

  • Non mollare. Se uno non ti risponde, scrivigli di nuovo, ancora e ancora (senza stalkerare ovviamente). Qui i “promemoria” non sono visti come rotture di palle, solo come “hei, ti ho scritto per ricordartelo perché per me è importante”. Lo so che è un po’ un paradosso perché nel mio caso sono una pasticciona su certe cose, ma il mio status su whatsapp “se non rispondo, riscrivimi!” è proprio per questo. Magari sono presa tra mille cose (ok, anche gli altri ce le hanno da fare) e dico i miei soliti “rispondo dopo!” e poi mi dimentico. Non sono stronza. E sì, questo è per giustificarmi.

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  • Sii gentile, sempre. C’è sempre modo e modo di dire le cose, il modo carino per rispondere ad una persona: perché non scegliere il migliore? Ok, qui a volte superano un tantinello la barricata tra sorrisi e giri di parole (se hai una cacca di piccione sulla spalla ti chiedono com’era Sequoia National Park, per capire), ma è una cosa che amo tanto. Be kind. Non ti costa nulla, anzi.

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  • Apparenza vs Sostanza. Qui certi posti fan proprio schifo. Siamo andati da 500 startups, un accelleratore fighissimo che ha fatto partire startup che sono diventati unicorni (cioè che hanno superato il Billon). Il loro ambiente di lavoro è veramente brutto, con tanto di moquette pataccata e livello di pulizia discutibile. Eppure son dei super top. Ma proprio fighi. Abbiamo parlato con angel investor (investitori con TANTI soldi) che se li avessimo incontrati al supermercato probabilmente li avremmo considerati alla stregua del matto del villaggio e invece… E’ sempre la storia di mia mamma che mi dice “non sai mai chi hai di fronte”. Ecco.

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  • Metti a fuoco quello che vuoi davvero. “Vado a chiedere soldi nella Silicon Valley per la mia startup”. Ok, ma quanti soldi? TI servono davvero? La tua idea è valida e portarla sul mercato americano è quello che vuoi. Mettere a fuoco tutto è fondamentale. Ma proprio che cambia tutto.

Ok, quest’ultima è una roba più pratica, ma davvero utile:

  • Se devi ricordarti qualcosa, scrivilo in bagno. Davvero. In quasi tutti i coworking ho trovato appunti, promemoria per i coworker, appuntamenti aziendali. Mentre fai la pipì sul posto di lavoro e non hai la tua classica bottiglia di shampoo da cui leggere per la milionesima volta gli ingredienti, puoi ricordarti che giovedì prossimo c’è quell’incontro sul portare gli animali al lavoro. Easy.

Oggi è una giornata importante per me, fatemi un in bocca al lupo.

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6 Comments

  • Reply Andrea

    wowwwwww 🙂 non vedo l’ora che mi racconti i dettagli! indipendentemente da come andrà ti faccio un grosso in bocca al lupo e solo per il fatto di essere arrivata li, dove ci sono i capitali e la mentalità per fare grandi cose, consideralo un successo!!!

    16 Dicembre 2016 at 8:36
    • Reply Paola Annoni

      E’ un mondo di cui ti innamoreresti in un secondo netto!

      27 Dicembre 2016 at 15:21
  • Reply Giovy

    Brava Paola. Super-tifo per te

    22 Dicembre 2016 at 12:13
  • Reply Elisa

    Sei una strafiga 🙂
    Grandissima!! Per il 2017 mi sono imposta di far partire il mio sogno nel cassetto, e ciò che hai condiviso mi fa venir ancora più voglia di iniziare!
    Go-Go-Go!

    22 Dicembre 2016 at 14:20
    • Reply Paola Annoni

      Eh va beh, ma adesso sono curiosa!
      Go girl! Fammi sapere se posso aiutarti!
      un abbraccio

      27 Dicembre 2016 at 15:18

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