Follow:
Senza categoria

Route 66 tra Texas ed Oklahoma: tutti gli stop curiosi e golosi

Ancora a spasso per il Texas, lungo la Route 66 dove la terra è arida e secca… E dove io resterei all’infinito.

Siamo partiti presto e siamo andati al Palo Duro SP praticamente solo per ridere del nome. Dai, lo so che fa ridere tutti. A parte gli scherzi, ci siamo diretti verso lo State Park (costo del biglietto 5$ a persona per tutto il giorno) con una valigia di biancheria pulita (sapete vero che le asciugatrici vanno alla grande e puoi fare il bucato in un’ora, vero?) e un entusiasmo da parco nazionale.

E’ affascinante, si gira in macchina e ha davvero tantissimi stop carini per fare belle foto panoramiche che non renderanno mai la reale grandezza del posto. Diciamo che per il desolato e piattissimo paesaggio texano è un grandioso passo avanti (e in alto, visto il rilievo). Ovviamente a parte il Big Bend NP. Il Palo Duro SP è un Canyon GIGANTE, che come dimensione è secondo solo al famoso Grand Canyon situato in Arizona è lungo 193 km e largo 32 km, ed è stato dichiarato monumento nazionale nel 1934 (quindi è decisamente vecchiotto), è rosso e meraviglioso e attraversarlo la mattina quando non c’è nessuno è una reale oasi. Il nome gli è stato dato grazie all’enorme quantità di alberi di ginepro e mezquite (ho scoperto che non ha un nome italiano questa pianta), che sono appunto “legni duri”.

18404154_10156167450858327_654307840780922990_o 18359495_10156167444043327_1559261466913497596_o 18449533_10156167449408327_904245156876447250_o

 

Abbiamo fatto tutto un po’ di corsa perchè la giornata era pianificata in maniera precisa e decisamente intensa. Puntiamo il navigatore in direzione Amarillo, a caccia dell’arena in cui si svolge l’asta del bestiame.

Allora. Premesso che io mangio la carne (in generale i piccoli tipo coniglio, vitello o agnello no), che non sono una vegana estremista nè un’animalista che va di notte ad aprire le gabbie dei laboratori. Ecco, premesso questo, vorrei dire che l’asta delle mucche (erano mini mucche, quindi vitelli, quindi poveri spaventati vitelli) che venivano spinti nell’arena dove correvano qua e là con gli occhi del terrore (sì, lo so che i vitelli hanno sempre un po’ gli occhi del terrore, ma quelli di più). Non mi è piaciuto per niente.

Devo ammettere però che l’asta in sè ha qualcosa di ipnotico, mistico. Siamo stati circa 20 minuti ad ascoltare il battitore che con la sua cantilena prendeva e rilanciava le puntate di questi cowbowys con tanto di cappello, stivali e guanti nella tasca dietro dei jeans. Gesti impercettibili, una gamba che si alza, il tocco deciso della tesa del cappello, un dito che si muove per rialzare di quanto non si sa.

A riguardo vi consiglio vivamente di guardare (anche solo per ascoltare la voce dei battitori delle aste) un documentario che mi ha consigliato Giulia, l’autrice della guida Viaggiautori sul Portogallo, che spiega in maniera assolutamente affascinante questo mondo, di come nasce la passione, di come allenano la lingua a velocità supersonica. Lo potete guardare qui.

Se voleste andare a dare un’occhiata qui trovate tutte le informazioni.

18359157_10156167463248327_2237398048268077205_o 18320487_10156167454798327_1454747560523578333_o

E’ arrivata rapidamente l’ora di pranzo, e se sei in zona Amarillo non puoi assolutamente perderti una tappa da Big Texan steak Ranch (non potrete sbagliare, cominciano a pubbicizzarlo a chilometri di distanza) un posto Kitsh contornato di posti kitsh in maniera imbarazzante, arricchito al suo interno di manichini impagliati che mi ricordavano tantissimo il museo di Ned Kelly in Australia. Ma la caratteristica principale di questo posto – estremamente texana e terribilmente americana – è la “gara” di mangiatori di bistecche.

In pratica, se riesci a mangiare una bistecca di 72 once, cocktail di scampi, una patata bollita, pane burro e CocaCcola. Ah, e un’insalata eh, che bisogna mangiare sano. Il punto è che devi riuscire a mangiare tutto in un’ora, e se riesci a farlo, non ti fanno pagare.Ovviamente ti mettono su un palchetto e parte il timer sopra la tua testa.

18449287_10156170378218327_3822279684186430176_o maxresdefault

 

Il cambio Once grammi può un attimo sfuggire: sono circa 2 kg di carne, che vanno sommati a tutti i contorni. Pochi ce la fanno (se vomiti non vale). Ma la cosa più sconvolgente è che la persona che detiene il record assoluto è una SIGNORINA, Molly Schuyler, che peserà come me, che riesce a mangiare tutto in 4 minuti e 18 secondi. QUATTRO MINUTI.

Più o meno il tempo che impiego io a mangiare un cocktail di scampi. Su Youtube oltretutto c’è un video (questo) che mostra come la giovane e aggrazziata donna si sbrani TRE set completi in meno di 20 minuti. 6 kg di carne, 3 cocktail di scampi, 3 patatone bollite,  3 panini col burro e 3 insalate. Ai miei occhi ne ha del mostruoso.

La tipa oltretutto si diletta anche in “mangiare il taco più piccante del mondo” (ci butta sopra addirittura del ghiaccio), o il panino più lungo del mondo. Davvero, non vorrei essere il suo gastroenterologo. Oltretutto ho scoperto tramite questo posto che c’è proprio un mondo dedicato ai “Competitive Eating”, gente che di mestiere fa sfide alimentari. Personalmente mi sto informando sui mangiatori di bignè ma non ho ancora trovato la sfida.

Ad ottobre 2016, 9500 persone sono riuscite nell’intento, rispetto alle 59.000 che ci hanno provato. Ah, se non riesci il costo è di 72$ (+ tasse + mancia).

[Un minimo di storia, se ti interessa. Il contest è cominciato nel 1960, quando il proprietario e fondatore del ristorante, ha proposto una sfida tra i mandriani della zona: la gara er tra chi avrebbe mangiato più carne tra tutti, imponendo un prezzo simbolico di 5$. Impressionato dalla mole di cibo che erano riusciti a mangiare, il buon Bob ha dichiarato ” chi riesce a mangiare tutta sta roba, lo farà gratis”. Oggi, ovviamente, paghi in anticipo, e se finisci tutto ti vengono restituiti i soldi.Il record è stato per molto tempo di circa 8 minuti, distrutto poi dalla buona Molly che evidentemente in realtà è un orso e fa scorte per l’inverno ogni volta che mangià là.]

Usciamo da questo paradiso dei carnivori e ci dirigiamo poco lontano c’è un posto assolutamente storico, visto e rivisto in mille fotografie e citato dal buon Springsteen in una canzone che proprio prende il titolo dal Cadillac Ranch.

Questo posto, ben visibile dalla strada, è una storica installazione artistica, progettata nel 1974 da Chip Lord, Hudson Marqueze Doug Michelsdal, che hanno pensato di infilare nel terreno 10 Cadillac da rottamare nel terreno e dichiararle un’installazione artistica. 18422507_10156170378738327_7008087950248483872_o

18359295_10156170378193327_4772525438915931684_o

Oggi vengono dipinte e stra dipinte con centinaia di bombolette spray (ammetto che anche noi abbiamo dato il nostro contributo) e hanno un’aria veramente bruttarella. Ovviamente c’è chi cerca di approfittare di questa cosa ancora oggi, e potete trovare qua e là gioelli fatti con gli strati della vernice scrostati dalle macchine (son bruttissimi).

E’ curioso perchè all’inizio non c’era assolutamente l’intenzione di ricoprirle di graffiti, e secondo me erano fighissime.

Un paio di cose curiose: le macchine sono infilate nel terreno “con lo stesso angolo delle piramidi di Cheope”, e nel 1997 sono state spostate due chilometri “più in là” a causa della città in espansione. E’ curioso guardare le foto del momento in cui sono state spostate, in quanto la parte infilata nel terreno è ancora “intatta” e del colore originale… Sinceramente le preferivo all’inizio, anche se è stato divertente usare le bombolette e disegnare come nei miei anni assolutamente ribelli. [I miei murales facevano piuttosto schifo eh!]attachment-image-6e0acaa7-020d-4f1f-aeec-2e4e40d9ebaf

Molto più originale e che soddisfa qualsiasi voglia di Route 66 autentica e un po’ abbandonata, è la tappa al Wolkswagen Slug Bug Ranch: in pratica la stessa cosa delle Cadillac ma fatto con i Maggioloni della WW.

La zona è realmente abbandonata, c’era uno shop, un benzinaio, un motel…Oggi probabilmente c’è solo un’altissima possibilità di prendere il tetano. Decisamente bello però.

Proseguiamo lungo le strade roventi del Texas e continuiamo lungo le tappe dell’antica Route 66, mirando a Oklaoma City come tappa finale della giornata. Quindi, a seguire tutte le tappe carine che abbiamo fatto senza quasi fermarci.

18402035_10156170379268327_3723011204268614047_o 18403931_10156170378853327_4490304674855301072_o 18423050_10156170377808327_8986631266886430282_o

Groom.

Lungo la strada si vede un curioso (e abbastanza famoso) serbatoio dell’acqua… Ma che pende. E’ stato comprato all’asta da tal signor Britten che ha messo lassù il suo nome, così quando passi non capisci come cavolo si chiama il paese. Questa cisterna d’acqua (non più in uso) pende vertiginosamente. Se si cerca online, Groom è famosa per avere una croce  alta 58 metri che può essere vista da 32 km di distanza e ha alla base statue e rappresentazioni (a grandezza naturale eh, che non si sa mai),  della via Crucis. Una roba sobria insomma.

La storia della torre è abbastanza curiosa in realtà: era stata acquistata dal buon signor Britten che voleva usarla come “attrazione” per il suo food truck. Quindi l’ha comprata, l’ha dipinta e poi ha chiamato un buldozzer per alzarla da terra da un lato, in modo che desse la reale impressione chestesse per cadere. In questo modo centinaia di persone si fermavano anche solo per guardarla, e già che c’erano, si facevano un hamburger dal buon signor Britten. Dopo tanti anni quello che era diventato un ristorante è bruciato, ma la torre è rimasta lì, con il nome del signor Britten sopra.

 

18489609_10156170377773327_4608683816944506629_o

Texola

Quasi disabitata, ha angolini conservati bene, ma non così tanti da meritare una tappa lunga. Merita magari scoprire la sua storia curiosa. In pratica in questa cittadina presente già agli inizio del ‘900 venne affibbiato il nome di Texokla e Texoma, perchè questa cittadina (a pochi passi dal centesimo meridiano) ha avuto otto diversi “governi”, il che significa che gli abitanti sono stati cittadini del Texas e dell’Oklahoma. Passateci in macch

Shamrock

Qui vorrei aprire una parentesi, perché realmente la merita con tutto il cuore. Shamrock è il paesino a cui si sono realmente ispirati per disegnare il cartone animato di Cars, gli edifici Art Decò sono conservati in maniera eccellente. All’inizio del secolo scorso ci passava la ferrovia, poi è stato scoperto il petrolio e la città si è arricchita. Quando la I-40 è stata pensionata per la Highway, la città si è svuotata ed è morta poco alla volta.

Ci siamo fermati nel Visitor Center che è in una specie di magazzini accanto ad un Diner anni ’50 a dir poco favoloso (non più in uso, purtroppo), perfettamente conservato. La signora – che con tutta probabilità ha 150 anni – ci ha spiegato qualsiasi cosa, messo in testa due cappelli da cowboy e offerto un caffè. Alla fine ci ha abbracciato forte (io avevo paura di romperla!) e ci ha chiesto di parlare di Shamrock. Ecco fatto signora!

Curioso che sul retro ci fossero delle postazioni per caricare delle Tesla, decisamente anacronistico.

18401997_10156170380413327_3717005163696223633_o 18359469_10156170380513327_4042435401374194552_o 18423169_10156170380778327_410907059433155748_o

 

ruqxa5xzg8ouaft7venp

Erik Siamo passati per questo posto per vedere un Tepee consigliatoci dalla signora di Shamrock, ma vi assicuro che era piuttosto brutto. E’ il paee di Roger Miller, un cantante country di cui non fingo di sapere qualcosa. La sua canzone più famosa è King of the Road. L’ho ascoltata, giuro che non l’avevo mai sentita. Scusa Roger eh.

Dopo questa tappa, nei miei appunti, c’è “paese con insegna grossa”, e se io non avessi accanto il signore delle mappe questa cosa non avrei potuto scriverla, ma avrei dovuto riportare solo questa brillante dicitura. La tappa  è Elk City, ed effettivamente c’è un’enorme insegna della Route 66. C’ anche il museo della Route 66, o meglio una gigantesca riproduzione dei tempi passati (che chiude alle 5.). Questa ricostruzione storica di tutto quello che c’era nell’epoca d’oro della Mother Road da macchine antiche, negozi e fantocci (brutti) in costume.

E ovviamente un’insegna grossa.

18518083_10156194316158327_1470729715856486144_o

Proseguiamo per il Lucille’s Diner, una tappa veramente carina (è originale), e si può anche solo entrare a dare un’occhiata, perché la fame bisogna tenerla per dopo.

18527066_10156194316548327_7082618389771987666_o 18556487_10156194314268327_3449661485392798485_o

Prima di arrivare ad Oklahoma City, infatti, c’è un paesino chiamato El Reno, che si porta dietro la fama di essere “il posto in cui si fanno gli onion burger”. Quindi, potevamo noi non andare a provarli?

Gli onion burger sono degli hamburger normali (pane carne e formaggio), ma hanno la caratteristica di avere il burger di carne mischiato alle cipolle alla piastra, e con l’aggiunta di altre cipolle. Il tutto appiattito come una sottiletta. In pratica prendono il tutto, lo fanno diventare sottilissimo e poi in tre secondi te lo servono.

I quei tre secondi netti ovviamente riesci a puzzare di cipolla e griglia come se fossi un volontario della festa dell’Unità.

Ovviamente noi abbiamo provato 2 dei migliori 3 onion burger della zona (sono tutti vicini e noi siamo delle brutte persone). C’era un lurido, uno medio lurido e uno carino. Noi abbiamo scelto gli estremi.  Quindi i 2  posti provati.

  • Robert’s Grill :Famosissimo, fermo negli anni ’70, per me il migliore. Ha solo un problema enorme di lercio. Cioè: quando uscite dalla discoteca e c’è il “paninaro lurido” che vi fa la piadina con salsiccia peperoni maionese e scarpe vecchie, lo accettate con gioia perché potreste realmente mangiare qualsiasi cosa. Lì, un po’ meno. Perché dal bancone si vede tutto e… Dai, è veramente LURIDO. Però, come è possibile immaginare, è davvero buono. La Coca Cola (light, ovviamente) te la danno dentro un bidone che è simile a quello della plastica che devi mettere fuori il mercoledì mattina.
    rfl_21722-960x600_c
  • Johnnie’s Grill: Posto più fighetto, gelato, riprende in chiave un po’ triste un diner anni ’50 ma fatto male. Il panino è buono, ma non mi ha soddisfatta.

Siamo arrivati che ormai era sera a Oklahoma City. Ma con la pancia piena e il sorriso sulle labbra abbiamo deciso di pensare a questa città dalla storia amara, il giorno dopo.

 

QUi trovate la mappa dell’itinerario

Share:
Previous Post Next Post

You may also like

2 Comments

  • Reply Maurizio Montanaro

    Paola, leggo solo ora questo tuo post.. ho rivissuto una tappa del mio viaggio di nozze.. Organizzato sapientemente grazie al tuo aiuto e quello di Gianni!

    4 Dicembre 2017 at 13:42
  • Reply Italobackpackers

    Ahhhhh…la Route 66? Un sognooo… Le tue immagini sembrano prese da un film. Ho letto il tuo articolo con gli occhi a cuore. Spero un giorno di ripercorrere anche io questo itinerario o almeno una parte!

    27 Gennaio 2018 at 19:56
  • Leave a Reply