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Hawaii, USA

Oahu: itinerario lungo la costa in un giorno

-OAHU-Il primo impatto con le Hawaii è quasi inevitabilmente uno: Honolulu.

Arrivi dall’alto bucando le nuvole e ti si palesa davanti una colata di cemento anni ’80, come una città del midwest che si scontra con una Manhattan in cui tre uomini e un bebè erano decisi ad adottare un bambino dalle fattezze polinesiane.

Il viaggio per le Hawaii è davvero uno strazio, anche con i migliori voli ci vogliono sempre almeno 24 ore e almeno due scali… Abbiamo volato con Lufthansa (il viaggio fino a Francoforte è stato un sincero incubo), ma poi ci siamo seduti sul gigantesco Boeing a due piani (il sogno di Diego, il piccolo viaggiatore di Crinviaggio), poi un’ altro volo dell’Air Canada in cui – curioso – non ci hanno dato nulla da mangiare in 6 ore. Neanche delle noccioline in atmosfera modificata pronte ad esplodere.

Honolulu è brutta, ha un gigantesco centro commerciale – L’Ala Moana Center (favoloso, se siete interessati allo shopping) – a due passi dalla spiaggia e davvero tantissimi posti in cui mangiare. Il primo assaggio di Hawaii è stato il Taiyo Ramen: la zuppa è originale ed è aperto fino a tardi, e dopo aver rinunciato allo Street food consigliato da Antony Bourdain causa chiusura, ci siamo dedicati alla forte influenza che il Giappone ha su queste isole.

Quando siamo rientrati al Waikiki Gateway motel eravamo così cotti da morire sul letto in un nano secondo.

Non prima di essere andati a caccia di un parcheggio, visto che quello interno costa 25 $ al giorno (e a notte), e nessuno aveva voglia di spenderli. Cercando un po’ – senza comunque fare troppa strada – nelle vie parallele all’hotel si trovano posti, la sera sono gratuiti, ma la mattina alle 7 bisogna correre a mettere il soldino nel parchimetro.

Visto il jet leg, non abbiamo avuto nessun problema ad alzarci all’alba.

Siamo partiti con l’aria fresca una decisa dose di entusiasmo. E di fame.P_20160416_072941

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La prima tappa non poteva che essere da Leonard’s, uno dei posti più rinomati di tutta l’isola in cui fanno le Malasadas, delle specie di bomboloni frittissimi, ripieni fino all’orlo delle più disparate creme. I più local sono quelli all’haupia – la celebre crema di cocco veramente poco dolce – e i classici, semplicemente spolverati di zucchero.

La mia scelta è caduta ovviamente su quello al cocco e sullo sweet’n sour, vuoto e coperto da uno zuccherino dolce/salatino/acidulo. Ma non fanno per me, già non amo i krapfen, questi sono l’estremizzazione del bombolone sparato all’ennesima potenza. Poca pasta, tanta crema, tanto fritto che col caffè a 1400 gradi non riesci nemmeno a toglierti la patina di unto dalla lingua in tempi ragionevoli. Oltretutto quella al cocco non è come ti aspetti: la crema sembra essere fatta con il cocco fresco, quello che bevi direttamente dal frutto ancora verde, quindi il sapore è decisamente diverso dal solito.

In questo negozio stile anni ’50 tutto è decadente, all’ingresso, su un cartellone che racconta la storia di questo posto, troneggia una foto di Magnum P.I. nella sua classica camicia a fiori, la vetrina è impolverata, i fiori di plastica adornano un ripano vuoto. Eppure c’è sempre la fila. Friggono a ciclo continuo, riempiono frittellone con i mostruosi dispenser di crema.

Stop per acquistare una scheda dati della AT&T e poi via, alla scoperta dell’isola di Oahu.

Prima tappa, Lanai Lookout.IMG_1102 (Medium)

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A due passi dal parcheggio, si può vedere un panorama stupendo sulla scogliera o godersi le dune stratificate che si “sciolgono” lungo il mare. Scendendo a sinistra e guardandosi indietro, sembra di essere immersi in un canyon dello Utah, un Antelope canyon isolano con sottofondo marittimo. Fantastico.

Nelle giornate più chiare, da qui, si possono vedere le isolette di fronte: Lana’i, Moloka’i e ovviamente Maui (il cui summit supera i 3000 m).

Proseguiamo verso l’Halona Blowhole lookout, invaso da persone, bus e macchine: questo paesaggio lavico e roccioso è celebre per essere uno “sfiatatoio” naturale dal mare, quando si gonfia d’acqua l’acqua entra ed esce come un potente geyser. E’ fantastico

Sempre procedendo per lookout, facciamo tappa al Makapu’u point, dove  un tizio col deltaplano catalizza l’attenzione di tutti: volteggia con la montagna alle spalle, le rocce sotto e il mare davanti in questo angolo di Oahu dove troneggia un faro dal tetto rosso, ma lo vedi solo se ti fai un trekking.IMG_1109 (Medium)

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Ci godiamo pigramente solo la vista dall’alto.

Siamo  alle Hawaii e ci siamo imposti di prenderla easy e di non ammazzarci di corse come ogni volta.

Quindi tappa rapida alla Waimanalo Bay Recreation Area e poi a mangiare qualcosa di local alla Waiahole Poi factory.

Questo pezzo di spiaggia che non va confuso con il Waimanalo Beach Park, ha un piccolo parco verde per ripararvi all’ombra ed è una meraviglia dal mare turchese e dalla sabbia bianchissima.

[Per arrivarci: o la strada panoramica H-1 che porta verso sud  e passa accanto a Makapu’u Pt e e Waimanalo (circa 45 minuti da qui), oppure prendendo la Pali Hwy che poi si immette sulla sulla Hwy Kalanianaole sud verso Waimanalo. La H-1 è più bella e più panoramica. Attenzione a fare il bagno qui perchè potrebbe esserci pericolo di meduse che qui chiamano “Portuguese Man-of-War”, è molto bello all’alba ma ovviamente per la posizione geografica, non è bello al tramonto perchè la luce “sparisce” da un’altra parte.]
Allora. Parliamo un attimo del cibo hawaiano.

Il POI è una pappa di taro (una radice dal colore lillino, dalle favolose proprietà nutritive), che di solito accompagna piatti più impegnativi come salmone o maialino.20160416_134936

In realtà sembrea più un fango da pennellarsi addosso per idratare la pelle che una cosa da mangiare.

Abbiamo assaggiato un po’ di tutto, dal polipo alla carne, alla zuppetta.

Un falso sorriso si è aperto sulla mia bocca. A parte il maiale che era a dir poco strepitoso, il resto era decisamente discutibile, e mi chiedo se fosse solo il nostro palato italiano a non capie quei piatti.

I local li mangiavano con una certa foga.

A parte che gli hawaiani mangerebbero anche le gambe del tavolo con una certa foga.

Perplessi, ripartiamo alla volta del Kualoa Regional Park.IMG_5365 (Medium)

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Il primo vero, incredibile passo per innamorasi di Oahu. Appena fuori dall Kamehameha Highway, questo luogo sacro agli hawaiani ti stende per la sua bellezza.

Ok, c’è un comodo parcheggio che fa perdere un pochino di poesia al tutto, ma la sabbia bianchissima, il verde parco dietro, il mare calmo e azzurro in cui si può fare il bagno… Beh, sono solo una delle attrazioni di questo parco. Se capitate da queste parti, parcheggiate, guardate il mare, voltatevi a 180 gradi e dimenticatevi dell’acqua per guardare alla montagna suggestiva che c’è dietro. Queste montagne spiegazzate e ricoperte di verde sono – ai miei occhi – la parte più stupenda dell’isola.

Kualoa significa “long ancestral background” (antico background ancestrale) nella lingua hawaiana, e prende questo nome dalla tradizione di portare qui i bambini per insegnarli tradizioni e il patrimonio culturarle popolare, ed è per questo che è stato inserito nel registro dei luoghi storici.

Abbiamo giocato col drone, ci siamo goduti la spiaggia prima di essere assaliti da… Ehm… Gli sposi asiatici.

Essendo davvero una spiaggia meravigliosa viene spesso usata come set fotografico dagli sposi, salvo che ad un certo punto, con la morbida luce delle 3 del pomeriggio, ci siamo visti circodare da addirittura 4 coppie che si facevano scattare le foto più ridicole, giocando con prospettiva e sforzo disumano per lanci e salti.

Dopo circa 20 minuti abbiamo abbandonato la spiaggia.

Uno quando pensa alle Hawaii si immagina sempre con un cocco ripieno di rum sdraiato sulla spiaggia dalla mattina alla sera, coperto dalle palme e da cullato da una leggera brezza marina.

Sbagliato.

A parte qualche parco come questo che ha una zona “coperta” con palme e chioschi sotto i quali mangiare e ritemprarsi, stare in spiaggia alle Hawaii è quanto più vicino ad un tentativo di suidicio lento. Il sole è violentissimo, spesso mitigato dal vento che però non ti proteggedalle ustioni che qui sono dietro l’angolo: la crema protezione 50 non è un’opzione.

Risaliamo in macchina, storditi dal sole di aprile.

La tappa seguente è al Laie Point State Wayside, uno scorcio curioso di scogliera “con buco” in mezzo al mare: bello, ma nulla di che. O forse è solo un nulla di che di chi ha passato la giornata a vedere un’isola straordinaria che continua a variare nel paesaggio, nella consistenza e nei colori.

In realtà mi ha stupito anche che sia considerato un “park” perchè è un pezzo di costa che si raggiunge superando un quartiere residenziale e per fermarti a fare qualche foto devi darti al parcheggio selvaggio.IMG_5378 (Medium)

E’ un lembo di terra che si trova su una penisola nella città di La’ie sulla costa nord orientale dell’isola, e pare essere famoso per una leggenda, che, ho fatto così fatica a tradurre che gli hawaiani dovrebbero darmi almeno un cocco in premio.

“Nei tempi antichi questo punto era mo’o, [capire cosa significa mo’o è la chiave di tutto: significa lucertola gigante, e quindi drago!], sempre pronto ad uccidere i passanti.

Kana [chi è Kana? KANA, il kupua, è l’eroe di una serie di leggende locali, viene inserito praticamente in ogni storia] fa un viaggio negli inferi per riportare il sole rubato al suo popolo e, insieme col fratello Kupua Niheu (granchio della sabbia), restituisce la casa e il marito alla madre Hina che è stato rapito da un capo Molokai chiamato Kapepe’e-kauila (il fulmine frastagliato) e portato via a casa sua sulla collina Haupu e  salvato appunto la madre da Molokai]. Parte per un viaggio a zonzo tra le isole per uccidere tutti i mo’o, arriva quindi qui, dove il drago stava facendo fuori molta gente. Kana arriva, lo uccide, gli taglia la testa e la divide in 5 piccoli pezzi, li getta in mare… Quelle che adesso sono 5 piccole isolotte che si vedono da Malaekahana.”

Questa leggenda del mo’o Laniloa può essere letto su una lapide di granito nel parco dietro il view point, le 5 piccole isole lungo la costa sono chiamati Kihewamoku, Moku’auia, Pulemoku, Kukuiho’olua e Mokualai.

Le tre seguenti tappe invece sono l’itinerario perfetto dei goloso ingordoni: gamberi, torta e granita.

I gamberi più famosi dell’isola sono quelli di Giovanni’s shrimp truck, dei food truck o dei casottini che si possono trovare qua e là e che servono scampi burrosi da mangiare rigorosamente con le mani. L’originale è quello a questo link.

Gli effetti collaterali sono 2 ( a parte il lento e inesorabile lievitare della pancia): uno, vi sporcherete fin le orecchie a mangiarli, 2 vi porterete dietro un’alito all’aglio per ore. Giorni. Mesi.

Ne vale la pena? Sì, decisamente. E’ economico? No, per niente. Circa 9 gamberi costano 14$. Un furto legalizzato.

Però son buoni: scegliete le opzioni Lemon& Butter e gli Shrimps Scampi (quelli all’aglio), andate sul sicuro…IMG_1130 (Medium)

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Il truck è posizionato in una specie di prato che ha come contorno bancarelle di magliette e chincaglieria varia, tra cui una capannino in cui farvi le foto con i gonnellini hawaiani per 5 dollari.

Per togliervi la patina di burro la pepsi (regolarmente diet) non basterà: partite alla volta di Ted’s bakery e lavate tutto con una cremosa fetta di torta da Ted’s Bakery nella zona di Sunset Beach.

Dimensioni americane per delle torte decisamente buone. La più famosa? quella alla crema di cocco con il cioccolato… Ma era veramente esagerata. Sì, anche per me.20160416_163559

Facciamo una scappata verso Hale’iwa (senza fare stop ogni cinque minuti è ad un’ora circa da Waikiki), una cittadina un po’ naif, piena di localini e dall’aria leggera di piacevole dei posti colonizzati dai surfisti.

La tappa obbligata è da Matsumoto, per il famoso shave ice, una palla di ghiaccio ricoperta di sciroppi colorati: una granita arcobaleno che ha reso ricco il signor Matsumoto e perplessa me. L’abbiamo assaggiata, non era il massimo, ma è senza dubbio un’esperienza curiosa da fare. Si possono scegliere i mix già definiti (Hawaian, raimbow, Matsumoto e tropical) o creare il vostro, magari aggiungendoci anche un po’ di latte condensato per soli 50 cent da aggiungere ai  3 $ per la coppetta grande.20160416_175531

Accanto a Matsumoto troverete un negozio di magliette davvero fighissime per surfisti dai prezzi abbordabili. Fateci un giro.

Il giro in questo pezzo di nord è stato un po’ a zonzo, ma perché aspettavamo il tramonto: il nostro primo, vero, maledetto tramonto alle Hawaii.

Perchè maledetto?

Perchè quando sei qui ne vedi uno, e ti dici dentro “bello eh, è un tramonto al mare…” in realtà quando vedi per la prima volta diventare la luce rossa, e il sole scendere dentro al mare…. Beh, ti scatta qualcosa dentro e sei già lì a sperare nella prossima alba e nel prossimo tramonto, quando tutto si farà ancora caldo e tu sarai lì, a bocca aperta, a dirti “ti prego, ancora uno”… E il primo tramonto, visto a Banzai Pipeline mentre i surfisti che scrutavano il mare e i compagni in acqua, è stato uno di quei piccoli piaceri che diventano una condanna, una di quelle simili a quando ti innamori una sera, in un locale.IMG_5388 (Medium)

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Vedi un ragazzo bello, sorridi, ci scambi due chiacchiere, passi un bel momento, magari ci scappa anche un bacio.

Vai a letto leggera e poi la mattina dopo ti accorgi che quel ragazzo, o quel tramonto, non ti escono dalla testa.

Questo è l’effetto che hanno fatto su di me le Hawaii. Un bacio durato 15 giorni a cui continuo a pensare, un bacio iniziato qui, su una spiaggia a nord di Oahu.

Se volete scaricare l’itinerario, cliccate qui –>https://goo.gl/maps/W7poSE8ptQ62

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