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A Beautiful Mess

    A Beautiful Mess

    UE BOOM -un ottimo speaker da viaggio

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    accanto alle guide potete capire la dimensione

    #notAmarchetta

    A parte i viaggi (che anche se sono low cost… Costano!) il nostro stile di vita è morigerato. Rarissime le cene fuori, zero vestiti a meno che non siano strettamente necessari, niente extra su cui non si riflette almeno 3 giorni: se serve o lo si desidera tantissimo, allora si compra.

    Poi, Gianni, compra cazzate. Read more

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    Corso di inglese online? Sì, grazie!

    corso di inglese- Sì grazie!Quando mi hanno proposto di provare un corso di inglese online ero un pochino titubante: io mi annoio, non sono costante, non credo molto nei corsi online (perché poi non li faccio), l’interazione non è reale.

    Con la proposta di Englishtown, azienda leader nel settore, mi sono dovuta un po’ ricredere e ho accettato la sfida, perché la triste verità è una: il mio livello di inglese è abbastanza buono, ma ho dei buchi pazzeschi su grammatica e “altro”.

    Per quanto fosse simpatica e una bravissima persona, la mia insegnante di inglese del liceo era veramente pessima, e il fatto che fosse laureata in tedesco ti faceva già capire a priori quale fossero i suoi reali interessi. Fatto sta che ho imparato l’inglese sul campo, e questo a volte significa metabolizzare strafalcioni.

    E allora ci ho provato. E devo ammettere che sono rimasta piacevolmente stupita. Mi hanno chiesto un giudizio sincero, e quindi in questo post elencherò pregi e difetti.

    Ecco quindi tutti i motivi validi per fare un corso con loro.

    1- Ogni mattina apri la mail, e trovi la tua lezione quotidiana. Un piccolo promemoria che ti ricorda che stai facendo un corso e che lo devi seguire. Se io dovessi ricordarmi ogni mattina di andare sul sito Englishtown e cliccare sulla lezione… Beh, sicuramente sarei ancora alla lezione 1.

    Ti mandano un piccolo video con gli esercizi da fare. Bastano pochi minuti ma è il tempo sufficiente per immagazzinare nuove parole e nuove espressioni ogni giorno.

    2- Puoi fare le lezioni di conversazione personali con un insegnante madrelingua ogni volta che vuoi: vai sulla prenotazione, clicchi, prenoti l’orario e via. Se uno è insonne può tranquillamente prenotarsi una lezione alle 2 del mattino, dall’altra parte ci sarà sempre qualcuno pronto a perfezionare il tuo inglese. Io ho scoperto un’insegnante con la mia stessa passione per i libri di Bill Bryson, anche se il topic della lezione (che avevo scelto io), era il cibo. E’ stata una lezione impegnativa perché io e il british english non andiamo proprio d’amore e d’accordo, ma è stato un ottimo stimolo. Oltretutto durante la lezione l’insegnante ha un note pad dove scrive le correzioni e le note da farti leggere, oltre a scriverti in chat.

    3- Puoi fare lezioni di gruppo e parlare con persone di tutto il mondo, e accorgerti che dai, l’accento inglese/italiano non è proprio il più brutto. Dai, non è il più brutto vero?

    Puoi scegliere la lezione a seconda dell’orario e del topic (ovviamente se c’è un gruppo che parla di trattori non è l’ideale per una che fa la ballerina, perché l’obbiettivo è interagire il più possibile), e questo ti obbliga a spingere al massimo la tua capacità di comprensione. Decisamente utile per una persona che viaggia.

    4-Fai realmente progressi. Le lezioni all’inizio mi sembravano un po’ semplici, ma è chiaro che erano le basi di un modello ben strutturato che sta aumentando di difficoltà di giorno in giorno.

    5-Puoi fare una prova per un mese del corso online per solo 1€. Dai, chi è che ti dà la possibilità di fare un corso di inglese con 30 conversazioni di gruppo e 1 lezione individuale gratuita? Oltretutto nessuna fregatura, ti puoi cancellare quando vuoi. Ma quando vedi i progressi è un po’ difficile rinunciare a perfezionare o imparare l’inglese.

    Lati negativi ce ne sono? Per me sono solo due piccole cose.

    Prima di tutto, mi sono trovata un po’ in difficoltà con il test di valutazione: il mio livello, di inglese credevo fosse un pochino più alto (senza arroganza riesco a sostenere quasi qualsiasi tipo di conversazione senza troppe difficoltà), le lezioni invece sono partite da un livello medio basso che all’inizio mi ha un pochino spiazzato.

    Nelle lezioni forse avevo più bisogno di grammatica che di conversazione… Ma forse perchè so quali sono i miei punti deboli!

    Tirando le somme: lo consiglierei? Assolutamente sì, anche perché il prezzo mi sembra abbordabile per tutte le tasche, se uno vuole impegnarsi i risultati si vedono.

    Magari poi vi faccio sapere come è andato il test finale… Sarò promossa?

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    A Beautiful Mess, Pensieri qua e là

    Immagimondo, i viaggiatori e una mappa dei sogni

    20150920_175704A Immagimondo ci andavo già, prima di avere un blog, prima di cominciare a condividere pensieri, viaggi, sogni e altre cose che trovate tra queste pagine.

    La prima volta che ci sono stata ho ascoltato i racconti di una ragazza che è andata in Giappone e in Cina in bicicletta. E intendo che è partita da qui, non è che si è caricata la bici in aereo e ha fatto un giro: è partita dall’Emilia e si è attraversata tutto quel pezzo di mondo e di -stan che tendenzialmente ignoriamo.

    Ho ascoltato le parole in anteprima di Eddy Cattaneo di quel Mondoviaterra che è diventato un fenomeno editoriale. Disegnava sulla mappa con un pennarello, uscendo dai bordi, seguendo i chilometri fatti a piedi, ricordando episodi divertenti e surreali di quei 467 giorni.

    E quest’anno c’ero io, dietro uno di quei tavoli dei viaggiatori che prima mi avevano affascinato facendomi sentire un bego nell’orto. Come si dice dalle mie parti.

    Ho voglia di raccontare come è andato questo weekend, perchè è stato un momento di crescita e di bellezza senza pari.

    A Immagimondo ho incontrato dei viaggiatori.

    Persone di tutte le età che si fermavano incuriosite dalle coloratissime foto colombiane alle mie spalle e da una mappa di sughero appoggiata sul mio tavolo.

    Uno dei creativi regali che solo mia sorella riesce a fare.

    Ho parlato e ascoltato tanto.

    C’erano persone che in Colombia erano già passate, chi invece mi faceva la solita domanda di rito: “ma non è pericoloso?”. Non più di qualsiasi altro paese del Sudamerica, non più di qualche quartiere di New York che non spaventa nessuno.

    Ho ripetuto le stesse parole un milione di volte, con lo stesso sorriso che mi porto dietro ogni volta che penso all’amore che la Colombia mi ha dato.

    E poi chiedevo alle persone di prendere un fogliettino e di segnare sulla mappa il proprio sogno.

    “Non basterebbero i fogliettini, li metterei dappertutto”

    Più o meno la risposta che mi hanno dato tutti.

    E più li guardavo più mi rendevo conto che la gente ha un disperato bisogno di sognare.

    C’è chi mi ha chiesto se poi gli pagavo il viaggio (magari avessi i soldi!), se vincevano qualcosa (un segnalibro di scusateiovado non era abbastanza!). se era un ricatto per far segnare il loro nome per la mailing list (no, decisamente, e se pensi così non voglio che mi leggi), chi mi ha detto un no urlato (con conseguente risata di tutti i presenti).

    Ma la cosa bella è che la gente era curiosa e divertita.

    Cercava di mettere la puntina con il proprio nome più lontano possibile, se nel loro posto da sogno c’ero già stata gli davo qualche consiglio, mi sono fatta raccontare il loro sogno, il motivo, il perché dietro la scelta.

    Ve lo assicuro, è stato BELLISSIMO.

    Ogni tanto mi spostavo dal tavolo e li guardavo da lontano, mettere la puntina senza dover subire la mia valanga di parole.

    Mettevano il loro sogno sulla mappa, un sorriso, la fuga.

    In due giorni ho viaggiato per ogni angolo del pianeta attraverso le parole degli altri, ho pensato di cambiare la mia bandierina almeno 1000 volte. Perchè quando senti una persona che desidera ardentemente di andare in Canada, anche tu vuoi essere subito parte di quel desiderio.

    C’è chi mi ha segnato la Kamchatka (sì, l’idea era partita da Risiko), chi Varanasi (anche se ha messo poi la bandierina sulla penisola del sudest asiatico).

    I più spassosi devo ammettere che, però, sono stati i bambini. Avete idea di quanti hanno messo il loro nome sul Madagascar? Tantissimi.

    Ma non solo. Tutti mi hanno chiesto almeno 2 volte “posso metterne un altro?”… Potevo dirgli di no? Potevo dirgli “no, un sogno solo!”? E così i figli di Letizia hanno messo qua almeno 10 destinazioni sparse qua e là, che sperano si trasformino alla svelta in desideri da realizzare.

    Ho riempito una mappa. ho finito i foglietti, le puntine, ho dovuto ritagliare un cartoncino, mi è toccato attaccare molti sogni con lo scotch.

    Ho dispensato sogni, perchè i viaggiatori che venivano a raccontarmi la loro storia, hanno fatto lo stesso con me.

    Mi dispiace blogger, i viaggiatori sono fatti di un’altra pasta.

    Ho pensato a lungo a questa differenza. Troppo spesso vedo chi si esalta e si sente un super esperto di un posto dopo aver fatto 3 giorni di blogtour in un resort 5 stelle o che parla di un paese proclamandosi indiscusso conoscitore del territorio dopo un giretto di una settimana.

    Tanto per capirci, l’anno scorso siamo stati nello Utah, e dopo 6 volte ancora Gianni scovava cose nuove, continuava a stupirsi a tirar fuori dalle guide parchi e angoli che aveva ampiamente saltato. Dopo 6 viaggi dei suoi [ndr il livello di intensità medio dei suoi viaggi è extreme!].

    Ho parlato con viaggiatori di tutte le età, e la frase che ho sentito più spesso è stata “ne ho visto solo un pezzettino, vorrei tornarci”… Perchè quando ti piace un paese non ti basta mai, e vuoi tornarci, ancora e ancora finchè quella terra non profuma di casa.

    C’è chi mi ha raccontato la Birmania di 30 anni fa, e la Colombia di 15 anni fa e chi mi ha spiegato dettagliatamente un itinerario che farà a breve e io sono stata ad ascoltarli tutti, con un maledetto desiderio di seguire le orme di quelle persone.

    E poi è arrivata una ragazza colombiana, di Bogotà, che mi ha ringraziato così tante volte da perdere il conto.

    Ho amato la sua terra, ho amato raccontarla, anche se ho visto veramente poco di quel mondo e ho raccolto più informazioni di quelle che ho dato.

    Ho capito che gli adulti sognano troppo poco e che i bambini con i genitori viaggiatori hanno una mente indescrivibilmente più aperta, ho scelto di non guardare il telefono e di assorbire tutta la bellezza delle amiche viaggiatrici che mi stavano intorno, di bere bicchieri di vino offerti dagli stand accanto, di essere orgogliosa dei successi di altri e ho capito che spesso le persone hanno un disperato bisogno di amici.

    Ho capito da che parte voglio stare, quella dei viaggiatori.collage_20150923173115264_20150923173141303

     

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