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    Consigli di viaggio, Myanmar

    Quattro secondi per innamorarmi del Myanmar

    1798862_10152693372733327_534253648_nHo lavorato per anni nei front office di grandi hotel e centri benessere, e ogni volta che instauravo una nuova relazione col cliente pensavo sempre ad una regola, che il mio capo ricevimento mi aveva insegnato praticamente subito.

    “Hai 4 secondi”.

    Telefonicamente, visivamente, con la comunicazione non verbale si hanno solo quattro miseri secondi per dare ad una persona l’impressione generale non solo di noi stessi ma anche di tutto l’ambiente circostante, del servizio nostro e non che seguirà dopo quei poveri quattro istanti.

    Per un paese decido di dargliene qualcuno di più, ma è inconscio, non è controllabile.

    Siamo in Birmania e… Beh, sono un po’ più di quattro secondi.

    L’aereo dell’Air Asia ci ha scaricato in questo aeroporto senza aerei, dove due autobus scassati ci hanno portato alle porte per il ritiro bagagli, finestrini assenti, niente aria condizionata.

    Grazie al cielo, cervicale, per un po’ sei salva.

    Controllo passaporti, ritirano il talloncino per l’entrata del paese doverosamente e minuziosamente compilato (porti armi droga o montagne di soldi? No, direi di no), possiamo riprenderci lo zaino.

    Devo scappare in bagno, come al solito.

    Nel bagno dell’aeroporto mi aprono la porta, anche quella proprio dove c’è la tazzetta.

    Cioè, l’han fatto in due! Due pettinatissime signore mi aprono la porta e aspettano con un sorriso che io faccia tutte le mie cosine nel loro water birmano.

    Mi accolgono all’uscita, indicandomi il lavandino (ma chi cavolo siete? Le maestre dell’asilo!?),

    una di queste prende del sapone, me lo spalma sulle mani, l’altra mi aspetta con un pezzo di carta igienica – e chi è stato nel sud est asiatico sa che è una pessima idea usarla – per asciugarmi le mie linde manine.

    Lavo e rilavo e sulle mani ho una patina strana, mi sento i palmi scartavetrati con sopra una patina.

    Sciacquo e mica si leva. Ci butto sopra la carta igienica che si sfrantuma in mille pezzettini.

    Scappo fuori prima che comincino purea pettinarmi i capelli o a farmi le coccoline.

    Mi annuso le mani.

    Detersivo per i panni con una punta di candeggina.

    Ma davvero?! Sul serio mi avete fatto lavare le mani con del detersivo per i panni?!

     

    I miei quattro secondi. Mi è venuto da ridere.

     

    Ci siamo fatti caricare dal bus di Air Asia che gratuitamente ti porta al centro di Mandalay, insieme ad altri turisti e ad un tour leader simpaticissimo, o almeno credo visto che rideva molto.

    I denti rossi dal betel, la camicia nera intonsa. Ci dà le indicazioni per l’hotel, ci consiglia di prendere un taxi perchè solo almeno 20/25 minuti a piedi.

    Guardiamo la mappa, possiamo andare a piedi. Ci pare molto meno. Ovvio, visto che non sappiamo  che Mandalay è spalmata e tra due vie c’è una distanza che sembra infinita.

     

    Siamo carichissimi, il caldo è appiccicoso, i marciapiedi pieni di buchi, ma io sono felice.

    Alla fine non è che non ami le comodità, ma è come se dovessi sudarmi il cammino, faticare, sentire il dolore alle spalle ed i passi sotto i piedi per realizzare la strada che sto facendo.

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    Ad ogni passo mi viene un po’ da piangere ed un po’ da ridere, guardo i piedi per non finire dentro una voragine, Gianni mi guardae come al solito pensa al lato positivo… “Almeno non sono in salita come a Takayama!”

    Siamo all’hotel Emperor, molto semplice, pulito, il personale davvero accogliente. E parlano inglese. La stanza è piccola ma ha tutto, a parte la finestra.

    Si perchè mi sono buttata sul tendone per vedere fuori, peccato che… Beh, ci ho trovato un muro.

    Proprio una roba tipo un pannello.

    Molliamo tutto e voliamo rapidamente alla Myanmar Travels&Tours, l’uffico turistico del governo.

    Erano dentro in 10, di cui 10 a farsi gli affari loro. Chiediamo informazioni, tirano fuori libroni scritti a mano e a me davvero scappa un po’ da ridere.

    Chiediamo se è possibile prenotare il volo da Inle Lake a Yangoon per evitare di farci 16 ore minimo di bus e ci dicono di si.

    “il volo è alla sera… anzi no, al mattino. Tra le nove e le dieci, più o meno”

    Arriva una tipa dell’ufficio con una rosa in mano e io mi stavo già commuovendo… L’ha allungata alla tizia al front desk, a me… beh, mi ha saltata.20140114_150730_1

    Ok dai, sono ancorauna che sogna le corone di fiori hawaiane.

    Lasciamo perdere con loro estrema gioia ed entriamo nell’agenzia accanto, dove troneggia un computer e… Beh, non sono poi tanto terrorizzati dalle nostre domande e parlano un inglese decente.

    Alla Zone Express tour ci prenotano tutto e… Devo ammettere che ero un tantino perplessa dall’idea che quel foglietto scritto a pennarello verde dalla signora che ci ha seguito… Fosse davvero il nostro biglietto aereo. Per fortuna era solo una busta e quelli erano appunti.

    L’intenzione seguente era quella di salire sulla collina per guardarci il tramonto ma l’idea è fallita miseramente visto il costo dei taxi. I taxisti sono pazzi! Per fare 2 chilometri ci hanno chiesto circa 5/6 dollari… Contando che per andare a Bagan (5 ore) ce ne vogliono 8 e mezzo… La proporzione è folle.

     

    Ripieghiamo sul palazzo reale, silenzioso e a dir poco magico nel calare della sera.

    Lo spettacolo in solitaria dei tetti dorati che risplendevano era… Davvero da lacrime.

     

    L’impressione finale è stato il primo cibo messo in bocca, perchè quello mi fa davvero immergere nel posto e così riesco a dare una vera opinione generale: la scelta è caduta sul Lashio Restaurant (accanto al classic Hotel, 23 str), un posto simile ad un self service in cui indichi, te lo mettono in un piattino e mangi. Noi abbiamo assaggiato di tutto, sette piattini, una bottiglia grande d’acqua e.. Ben sette dollari in due mangiando come disperati.

    Notevole.

     

    E così, la mia prima impressione, i miei primi lunghissimi quattro secondi durati un giorno.

    Polvere, casino, la gente sorride, le suole delle scarpe si smangiano, la meraviglia è dappertutto.

    Dopo un giorno, la amo già.

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