Sai quando una cosa va male e poi più va male più peggiora? E quando è così un epic fail fa diventare divertente?
Ecco, più o meno è andata così passando il confine tra South Dakota in direzione Nord.
North Dakota.
Posso dirlo? Il South Dakota è uno stato STRAORDINARIO.
C’è tutto, e non c’è una mazza.
La densità della popolazione è di circa 4 persone per km² (in italia siamo 201) però dai, sono in crescita.
Se tempo fa mi avessero chiesto “qual è il tuo stato americano preferito?” Fino a quest’ultimo viaggio credo che avrei risposto California per i parchi naturali, le valli del vino e un’accoglienza deliziosa. E poi ci sono Joshua Tree e i deserti. Non serve altro. Poi mi sono innamorata del Vermont, del South Carolina. E poi lo Utah. Lo Utah è qualcosa di straordinario. Però al secondo posto ci avrei messo la Louisiana. Per quella terra provo un amore profondo, quasi esagerato per quello che ho visto. Ma è lì, nella pancia, e non si spiega. Ma dopo l’ultimo di viaggio, so dove vorrei stare per il resto dei miei giorni: in Colorado.
L’unico modo per spiegare la Death Valley è più o meno questo: prendete una pizza surgelata, accentete il forno a 200 gradi e fate scaldare finchè la luce non si spegne. Mettete dentro la pizza e a metà cottura togliete la pizza e inserite la vostra testa nel forno cercando di non fare un barbecue delle vostre orecchie.
Welcome to Death Valley!
Malibu è senza dubbio una delle cose che mi ha più fatto alzare il sopracciglio (quello della perplessitá): nel mio immaginario era una specie di Las Vegas senza casinò ma con casino, piena di locali, spiagge attrezzate, biondone con UGG e costumi da bagno. Salvo poi scoprire che è una tranquilla cittadina di mare non troppo affollata, con le case giustamente distanziate e all’americana (ovviamente in alcuni punti diventano sottilette..!) e ville nascoste da vegetazione abbondante. Niente di strano per LA, insomma. Forse perché prima di andare abbiamo guardato il video in cui Buffa racconta la casa di Jimmy Goldstein ed io ero convinta che fosse a Malibu (è a LA, for the records)… ? Forse.
Prima di partire per questo coast to coast alternativo (niente sud, si va a nord!) ho cercato informazioni soprattutto su Los Angeles, prima meta che, a dirla tutta non ci entusiasmava molto: troppe luci e lustrini, troppo turismo di massa (di quello brutto), troppo tutto quello che di solito non mi piace. E quindi ho cercato qua e là, ma nulla, niente che attirasse la mia attenzione davvero, perchè le cose consigliate erano sempre più o meno le stesse (e quelle che fondamentalmente non mi interessavano). Quindi armati di pazienza ci siamo messi alla ricerca di idee e consigli, e questo è il risultato della 48 h (o poco più!) losangelina.
“aiuto quante cose vorrei dirti sul Vietnam” “se hai molte cose da dire facci un post! Tipo cosa dire per chi parte per il Vietnam”! Ecco la conversazione di ieri sera con la mia adorata Irene di Via che si va, che tra poco sarà in quel paese che è stato meta del mio primo grande viaggio in Asia. Dovrei pensarci ma..queste sono le prime cose che mi vengono in mente, che più che consigli sono buoni ricordi.
La lemon curd è droga. Quando poi ci metti intorno anche uno dei muffin migliori che ti sia mai capitato di afferrare… Beh, può essere l’ago della bilancia che ti ribalta l’immagine della città.
Ma partiamo dall’inizio.
Dopo essere andati nella deliziosa Amelia Island, e più precisamente nella chiccosa Fernandina Beach dove il vento ti gela l’anima e i mosquitos ti divorano fin la testa mentre sei sul pontile a goderti un tramonto mozzafiato (inconvenienti a parte è un posto che merita una visita), siamo partiti di buona lena per cambiare stato, attraversare un pezzo di Georgia e inciampare nella cittadina più educata d’America: Charleston, South Carolina.