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Cuba, Viaggi

Mi sono piantata prima di iniziare…

Ok. Mi ero ripromessa che avrei scritto costantemente e che non sarebbe stata la promessa che mi faccio continuamente legata al “andare a correre/camminare/palestra/dieta”… Eppure è bastato un intensissimo periodo di lavoro e un “piccolissimo” viaggio dall’altra parte del mondo dove internet è una fantastica utopia che viaggia a 42k (a 56k ci viaggia solo se la tirano con un calesse)… e così, le parole sono rimaste dentro.

Gennaio è stato il mese della svolta.

Il primo gennaio, per inaugurare l’anno nuovo, ho deciso che l’avrei fatto: avrei comprato quel biglietto.

Fatti due calcoli e soprattutto fatti due conti, ho scelto l’andata e il ritorno da due posti diversi e lontani, e in una manciata di click ho deciso il mio destino. O perlomeno i primi 6 mesi di questo 2012.

Ma adesso, parliamo di Cuba.

Salsa, Che Guevara, rum, sole, mare… bla, bla, bla. Non ho voglia di parlare di roba da catalogo.

Cuba è follia. Se solo si ha voglia di uscire dalle stradine turistiche, lontano dalla Bodeguita del medio e dai resort di Varadero.

Perdendosi tra le strade sconnesse e piene di buche del Vedado si scoprono mercati improvvisati, “bar” che in realtà sono solo finestrelle aperte sui soggiorni delle case dove il caffè è migliore e la pizza… sorprendente. E tutto per pochi centesimi, perchè lì si paga con pesos cubani e non in CUC, i pesos per turisti che sono sempre abbinati a prezzi turistici.

Una domenica mattina siamo capitati davanti a una chiesa metodista, in cui siamo stati accolti come persone di famiglia e abbiamo potuto assistere a una messa cantata, dove anche i vecchietti ballavano, cantando, con una gioia divertita difficile da trovare nelle austere chiese cattoliche.

Il percorso stato intenso e focalizzato sulla parte est dell’isola, tralasciando Santiago, Guantanamo e tutta la zona più lontane da l’Havana.

La prima tappa è stata la valle di Viñales, incantevole parco naturale, dichiarata patrimonio dell’Unesco nel 1999. Semplicemente un Eden, dove si possono scoprire i segreti dei campesinos su come avvolgere le foglie di tabacco, bere rum miele e succo di pompelmo direttamente dai frutti, gustarsi “il miglior mojito di Cuba” (peccato che in ogni bar, ristorante, casa particular, paladar o baracchino si promuovono sempre allo stesso modo…) e ingozzarsi di aragosta tutti i giorni per la folle cifra di 8 euro… pasto completo.

Siamo ospiti di una famiglia, o meglio due (visto che siamo stati splittati su due case che, ovviamente, non erano quelle prenotate), o meglio: qui tutti sono “cugina/sorella/cognata della vicina di casa” e con un po’ di fortuna e spirito di adattamento siamo finiti in una casa particular pulita e dove la quantità di cibo è calcolata per elefanti.

to be continued..

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