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Si riparte.. Scusate io ri-vado

Usa-Mappa-con-statiSi parte. Ancora. E non c’è niente da fare, non c’è niente al mondo che mi dà la stessa sensazione, quel brivido, quella vertigine, quel misto di sensazioni che si confondono tra i tratti della gioia e dell’essermi dimenticata qualcosa. Panico.

Ho fatto la check list almeno 10 volte e no, non credo di essermi dimenticata niente. Forse il panico è dovuto al fatto che gli ultimi due controlli li ho fatto un po’alticcia, imballata di basil drop (il cocktail imparato a Shanghai di cui ormai non posso più fare a meno, è buonissimo e ne ho già fatto un personalissimo upgrade…) sdraiata sul letto con la mia amica Alle che credo mi abbia ripetuto sei volte “passaporto” (credo memore della volta in cui, andando a Barcellona con lei, mi fossi dimenticata la carta di identità a casa e adesso si, ho un documento del comune di Orio al Serio piuttosto ridicolo).
Si parte. E credo che ogni volta quel brivido è meglio di qualsiasi droga (non ne ho mai provate, ma credo che la botta che ti dà sia la stessa): sai solo sulla carta cosa ti aspetta, nuovi mondi, nuovi modi di vivere, nuove persone. Strada. Tanta. I viaggi sono la mia droga e questo giro i miei piedi calpesteranno per la prima volta il suolo americano. Stati Uniti coast to coast, circa 9000 km da San Francisco a New York passando per i parchi, Las Vegas, le terre di Elvis e Springsteen per arrivare nella tanto agognata Big Apple. Il prossimo che mi dice “ma fate il viaggio al contrario!”, giuro, lo mando a quel paese.

Linate – Londra, si vola con Alitalia, e l’unica cosa anomala è uno steward maschio. Maschio vero. E questa volta tengo la bocca chiusa vista la figura pessima fatta tornando da Tokyo. Mia sorella, conoscendomi, mi aveva mandato un messaggio implorandomi di stare attenta a cosa uscisse dalla mia bocca, perchè dopo 50 giorni in cui dici tutto quello che ti salta in mente perchè”tanto nessuno capisce” non è facile cambiare registro e stare attenta, e io, ovviamente, sono riuscita a dire involontariamente (giuro che lo era non volontario) “certo che ste hostess sono vecchiarde” a un volume di voce che probabilmente è arrivato anche alle hostess di terra di Fiumucino. Ovviamente ne avevo una dietro. Probabilmente c’erano caccole nella mia cena. Maledetta boccaccia.
Il volo per San Francisco è ampiamente in ritardo (siamo partiti quasi due ore e mezza dopo), ma almeno abbiamo girovagato tra i negozietti patriotticamente british dell’aeroporto dove Will, Kate e la Regina la fanno da padroni su qualsiasi gadget. Ok, mi incanto a guardare tutta sta roba kitchissima anche perchè non sono mai stata a Londra o in terra anglosassone. Faccio outing, ok? No, non sono mai stata a Londra, ok? Sì mi vergogno, ok? Sì, prometto che colmeró la lacuna quanto prima ma adesso le mie mete sono oltreoceano. Il pranzo alle 11 del mattino (e dai, eravamo svegli da 7 ore!) è stato una zuppa da Eat, che, a quanto pare è il diretto competitor del più famoso Prête a Manger. Ho preso un ramen. È chiaro che loro non hanno mai visto un ramen. Visto che c’erano dei sanpietrini di tofu ai funghi e degli spaghetti che sembravano di grano saraceno e kamut. Buono, ma non è ramen cavoli!
Il volo per SF è con la Virgin atlantic. Un consiglio, sceglietela! Le hostess sono deliziose anche se hanno una parlata cosí stretta inglese che mi sento stupida a non capire una mazza; ti danno la borsina con cuffie, spazzolino da denti, il dentifricio, mascherina e delle adorabili calzine. Sul volo per Cuba dell’air Europa credo che la courtesy bag fosse quella sotto il sedile che includeva solo il giubbotto di salvataggio. E chi mi conosce sa che sono iperprotettiva con la mia Spagna, ma l’air Europa è una compagnia di merda. Si si, merda.
In volo ovviamente non sono riuscita a dormire.. Un po’per l’emozione un po’perchè no, non ce la faró mai.
L’aereo atterra tranquillamente, non senza fare una manovra infelice.
Le opzioni sono due, o sono paranoica o sono sfigata. Probabilmente entrambe.
L’aeroporto è facile da girare, i controlli severi: al controllo passaporti l’agente mi chiede nell’ordine:
1-cosa ci faccio qui
2-quanto sto
3- se a casa lavoro
4-perchè non sto lavorando
5-prima di non lavorare per quanto ho lavorato
6- dove ho trovato i soldi per venire qui

Allora. Vista la pedanteria e l’ansia che mi ha messo addosso mi ha fatto venire voglia di connettermi a internet e dare un’occhiata alle offerte dell’adecco o di jobrapido, e se non fosse che sono un tantinello suscettibili sulla questione sicurezza e terrorismo la risposta istintiva sarebbe stata “farti un secchiello di fatti tuoi no?”. Ma ho gentilmente risposto al suo inquisitorio mucchio di domande evitando sarcasmo fuori luogo.
Omioddio, sono negli Stati Uniti!
Andiamo a ritirare la macchina, e per arrivare al noleggio basta prendere un trenino/loop line che gira per i Terminal. Il tipo della National ci convince per 40 dollari in più a testa possiamo avere una macchina più grande (salvo poi capire troppo tardi il concetto di PIÙ GRANDE), ritiriamo questa specie di barca a vela. Si parte, su strada peró.
Molliamo tutto in hotel e facciamo un salto ad Alamo square, dove c’è un bel parco per vedere il tramonto, ma la stanchezza credo ci impedisca di goderlo appieno. Optiamo per cena e nanna, ci sono troppe cose da vedere a San Francisco.

Dove si dorme? Casa Loma http://casalomahotelsf.com/
Pulito, l’accoglienza asettica ma poco importa. Pregate solo di non essere al terzo piano. Non c’è l’ascensore
Dove si mangia? Naan-n-curry
Ristorante indiano davvero ottimo, pollo tandoori (che è sempre un azzardo perchè facilmente è come mangiare un quadrello di felpa) morbido e buono.

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