Ce la siamo presa con calma, in questi giorni. Anche se sembra un ossimoro abbiamo visto una Bangok a passo lento, da altri punti di vista. Mangiato molto, visto poco, pensato tanto.
In questi giorni la città è in rivolta, oggi è il giorno ufficiale di shutdown (dopo gli Stati Uniti lo becchiamo anche qui), tutta la metropoli bloccata, la folla immensa, densa, e uniformemente colorata di bianco, blu e rosso.
Una bandiera umana, magliette e spille con l’immagine del re. “We love the king”.
Oggi pomeriggio sono andata a farmi un giretto da sola attraverso la folla, il rumore dei clacson e fischietti era assordante e più fastidioso delle vuvuzelas, ma la gente era allegra e sorridente, mi sembrava di essere ad un enorme concerto, una gigantesca festa con migliaia di persone accampate che mangiavano a ruota libera.
La verità è che mi veniva da piangere.
Mi sono fatta spiegare un po’ la situazione politica da Andreainthailandia e da Dew (la mia amica thai) e ovviamente i raccontierano leggermente discordanti, le opinioni diverse, ho provato a farmi un’idea di quello che succede ma non riesco ad esprimere un’opinione a riguardo, non sono in grado.
Mi veniva da piangere perchè in questo mondo che noi vediamo ai limiti del terzo mondo, dove noi scappiamo per fare i grossi spendendo tre euro per mangiare, dove tutto si può comprare, dove le regole sono interpretabili dagli stranieri… Beh, stanno facendo più di noi.
Mi ci metto in mezzo, perchè non sono nè policamente attiva, nè socialmente.
In Italia ci dispiacciamo molto, mettiamo tanti mi piace, tante faccine con la parentesi all’ingiù, tanti sms per aiutare chi comunque è stato un po’ più sfortunato di noi vedendosi crollare in testa la casa.
Qui la gente scende in strada, lo fa cantando, lo fa fischiando, lo fa facendo gruppo.
Oggi ho visto distribuire acqua e cibo gratuitamente, a tutti. La scatolina di polistirolo con riso e pollo l’hanno
offerta anche a me e devo ammettere che ci sono rimasta un po’ male.
Ho gentilmente rifiutato con una punta di imbarazzo per quel gesto gentile, anche a me, quell’occidentale che va a comprare il loro mondo.
Uno può essere d’accordo o meno, ma loro scendono in piazza, lo fanno per loro stessi, lo fanno per un motivo. Vogliono far cadere un governo che non gli va bene, un primo ministro che non gli va bene. Noi ci siamo sopportati per vent’anni un coglione che si occupava dell’Italia come passatempo, e che ci ha propinato culi in tv e bugie promozionali.
E noi abbiamo fatto tante vignette divertenti su facebook, tantissime gag, un sacco di messaggi in CapsLock rabbiosi. E siamo scesi in piazza per il calcio, per metterci in coda per entrare al Grande Fratello e ottenere facilmente quel quarto d’ora di celebrità.
Sono felice di aver visto con i miei occhi quello che sta succendendo perchè quello che i media passano è sempre filtrato. Ricordo quando ero al Grande Kumbh Mela in India, 20 milioni di persone tutte insieme per più di un mese, e l’unica cosa di cui si è parlato sono stati i morti per il crollo di una banchina in stazione ad Allahabadh.
I casini succedono, sempre.
Anche quando sei allo stadio e ti picchi a sangue per 22 rincoglioniti a cui di te, della tua famiglia, dei tuoi mille euro al mese non gliene frega un cazzo.
Oggi ho visto gente tranquilla che protestava per il suo futuro, per sè stessa, per i suoi figli.
Se riusciranno ad ottenere qualcosa, bene, altrimenti… Beh, almeno ci hanno provato.
http://www.youtube.com/watch?v=cUEQwjMe4sM ecco il video che ho fatto oggi pomeriggio camminando in mezzo alla folla
13 Comments
Paola. Non so che dire.
13 Gennaio 2014 at 16:39Ho la pelle d’oca per quello che hai scritto, e non sono fesserie. Dico sul serio.
Hai fatto una riflessione davvero forte, ma che andava fatta.
Io ammiro il popolo thailandese. Lo ammiro nella quotidianità, figuriamoci ora, con la rivolta.
Mentre noi pensiamo ad Amici o al Grande Fratello.
Brava!
Ti abbraccio <3
Ogni volta che mi trovo in mezzo a situazioni strane o “difficili” mi rendo conto quanto ho (abbiamo) da imparare… Cultura, educazione, spiritualitá.. E soprattutto io, tanto, tantissimo patriottismo.
14 Gennaio 2014 at 11:36Abrazos guapa
Mi piace questo pezzo, per il modo in cui hai raccontato il tutto. In punta di piedi, ma con un tono deciso. Anche io penso come te che il problema in Italia quello di scendere in piazza. Di imparare a manifestare, a battersi per delle idee, qualunque esse siano, ovviamente il tutto con tono molto pacifico. Anche io repello le finte faccine sui social, l’esser tutti belli e bravi ad ogni costo pur di non metterci la faccia. Continuo a seguirti, un abbraccio #Spezio.
13 Gennaio 2014 at 17:49Grazie che mi segui a spasso per l’Asia:)
14 Gennaio 2014 at 17:22Il punto è che siamo troppo abituati a coltivare il nostro orticello, nessuno ha voglia di sbattersi senza avere nulla indietro… Anche se ci hanno sempre insegnato che l’unione fa la forza:)
Tiriamo au una comunità di blogger rivoluzionari?:)
Ancora un post scritto di pancia, con le emozioni a caldo e i pensieri veloci in testa. E’ un articolo forte e vero, uno di quelli che inizi a leggere e non riesci a smettere.
Grazie Paola per averlo condiviso, il nostro paese è tanto bello quanto pigro se vogliamo. E’ un continuo rincorrere l’apparenza e le strade facili, ma chissà che non riusciremo a cambiare anche noi qualcosa, un giorno.
Ti abbraccio fortissimo
14 Gennaio 2014 at 9:25Quando penso all’Italia penso sempre al mio piccolo: abito a Salsomaggiore, sono innamorata delle sue terme, quella meraviglia di Berzieri. Un palazzo che in tutto il resto del mondo tratterebbero come un gioiello e invece viene usato come bidone della spazzature per marchette comunali. Dopo che ho smesso di lavorarci non riuscivo più ad entrarci: mi faceva male il cuore vedere la gente che toccava gli affreschi, la totale non cura.
14 Gennaio 2014 at 16:29E nel mio atteggiamento c’è quella italianità che odio: facciamo finta di niente per farci un po’ meno male. O almeno, io.
Non guardiamo, aspettiamo che si muova qualcun’altro. Che rabbia. Siamo pigri. Hai proprio ragione. baci ps: ti sto suggerendo come “ispirazione per gli amici” per Lanzarote:)
Ti hanno offerto il pollo e ci sei rimasta male? Hai rifiutato cn imbarazzo? Ma che botta c’hai? Sei troppo nobile? Una radical chic come te che riceve pollo in strada da dei tailandesi morti di fame? Ch imbarazzo! Ohibò che schifo!
15 Gennaio 2014 at 4:07Ciao,scusa ma son nuova di questo mondo dei radical chic perchè son sempre stata una stracciona vera e non so bene come ci si deve comportare. Dovevo accettare? Far finta di mangiare?
15 Gennaio 2014 at 14:23Non so se mi fa più ridere il fatto che mi hai dato della radical chic o il sito fake che hai messo. Mi scaricherò una suoneria vá.
Ciao e grazie del commento. Bobo.
Hajaha, Bobone non hai capito un cacchio, Paola una radical chic? Io avrei fatto come lei.
15 Gennaio 2014 at 14:48Oh no,stavo già per comprarmi qualche oggetto ad un mercatino dell’usato molto di sinistra;)
15 Gennaio 2014 at 15:39Paola, davvero uno non se le aspetta certe analisi da una radical chic: continua così!
15 Gennaio 2014 at 14:56E continua a fare quello che senti, fosse anche rifiutare un pollo che non ti sembra di meritare: avrei fatto lo stesso, forse che sono della tua stessa categoria?
Un abbraccio 🙂
Alla fine è una scelta raccontare quello che mi succede e che sporattutto MI succede… Se scrivessi su un diario di carta sarebbe solo mio.
Non era per me quel pollo, ma è stato un gesto gentile. Da ricordare.
Tu sei fatta di un bell’impasto, e mi sa che l’ho capito da un bel po’:)
15 Gennaio 2014 at 15:30Anche a me viene spesso da piangere… vedo un paese che non riconosco… Quello che penso lo sai… spero solo finisca presto nel migliore dei modi
24 Gennaio 2014 at 5:16🙂