Visitare la Kenai Peninsula è un’avventura stupenda: si può fare con estrema calma e fermarsi a dormire a Seward, oppure partire all’alba (come abbiamo fatto noi) e tornare ad Anchorage per sera.
Se siete appena arrivati in Alaska sicuramente il pesantissimo fuso orario di 12 ore vi aiuterà con la sveglia. Quindi, ecco tappa dopo tappa tutto il nostro itinerario (e le indicazioni utili) per visitare la Kenai Peninsula in un giorno.
Partenza all’alba, stop da Dipper Donuts, dove i prezzi sono quelli di Manhattan, forse un po’ di più, ma bisogna abituarsi a pagare un donut 3 dollari se si sceglie un posto hipster e fighetto. Buoni eh, però quando mi ha chiesto 12 dollari per 3 ciambelle e un caffè mi son voltata perché mi chiedevo se stesse parlando con me.
Prima tappa, PotteMarsh, Anchorage Costal Wildlife Refuge.
Questa zona di avvistamento faunistico è davvero una mecca per gli appassionati: quest’area relativamente piccola abbraccia diversi habitat, che concentrano di conseguenza l’interesse di tantissime specie di uccelli. Qui i diversi flussi marini e fluviali creano grossi stagni, spesso contornati da alta erba e poco lontane si trovano foreste di pioppi e betulle. Non Male.
In realtà è una palude “artificiale”: l’area di Potter Marsh era aperta alle maree e i nativi di Dena’ina lo chiamavano Hkaditali, o “legname della deriva” per la grande quantità di detriti che si fermavano in zona. La costruzione della scenografica ferrovia che scorre accanto, ha imposto la costruzione di un terrapieno che ha limitato il flusso di acqua di Rabbit Creek, creando quindi questa immensa palude.
La Potter Section House and Railroad Museum è chiusa fino alle 9, ma si può comunque vedere il gigantesco treno spazzaneve che troneggia davanti alla casetta.
La strada prosegue stupenda e ha la ferrovia che le scorre accanto: purtroppo il sole è contro e le foto la mattina sono orribili.
La strada su cui stiamo viaggiando – la Seward Highway – è considerata una Scenic Byway e per 127 miglia (da Seward ad Anchorage) regala continui scorci mozzafiato, dai ghiacciai al mare.
Se volete fare rifornimento (di dolcetti e caffè soprattutto) potete fare uno stop a Girdwood, il classico paesino di montagna con tanto di casette in legno e angolini bellissimi.
Oltretutto – adoro – c’è un negozietto dietro il benzinaio che si chiama “tourist trap”. Ma come diamine si fa a chiamare un negozio di souvenir così? Potere del marketing, siamo entrati. Ed era pure carino. Accanto a quello c’è una profumatissima bakery dai prezzi folli.
Vicino al miglio 68 si comincia a salire nelle zone più alpine: si entra nel Turnagain Pass, una immensa gola attraversata da una strada panoramica che è così intensamente… Alaska!
Il view point seguente, è il celeberrimo Beluga Point, uno dei punti panoramici più famosi per l’avvistamento delle balene dalla costa, e oltre a quello è anche un punto strategico per vedere i movimenti della Bore Tide, una delle più grandiose maree di tutti gli Stati Uniti.
Qui si può avere una vista a 180° su Turnagain Arm: in questa insenatura il mare sale e scende anche per diversi metri (di media, circa 3).
[qui potete trovare tutte le informazioni sui giorni e gli orari migliori per vedere la marea al Beluga Point. E qui sotto un video che vi mostra quanto è figo questo fenomeno]
Il punto è capire come arrivare nel momento giusto per vedere la marea: si trovano siti e informazioni al visitor center di Anchorage, ma bisogna calcolare chiaramente l’orario di arrivo/partenza per visitare la penisola e godersi la marea, con tanto di surfisti che cavalcano le onde di questo mare che sale e cresce lungo la costa.
Se sarete super fortunati oltre ai surfisti, potrete anche vedere i beluga che nuotano con loro giocando con le onde.
Proseguendo si passa vicino a Portage, un paesino completamente distrutto nel terremoto del 1964: il più potente terremoto della storia degli Stati Uniti, con una magnitudo di 9.2. Per capirci, ancora più potente di quello che ha colpito Fukushima nel 2011.
Questa cittadina (porta d’accesso alla Foresta di Chugach e punto in cui finisce La Baia di Burnagain (Turnagain Arm), durante il terremoto, sprofondò letteralmente di circa 2 metri, e venne di conseguenza seppellita dall’alta marea. Oggi si vedono solo alcuni edifici in rovina e una foresta di alberi morti, “bruciati” dal sale del mare.
Ma passiamo alle cose più allegre e affascinanti: tutta la gola del Turnagain Pass d’estate è verdissima e si riempie di fiori estremamente colorati.
Poco lontano è visitabile il Tern Lake: lago famoso per lo scenografico riflesso delle montagne sull’acqua calma. Peccato che con la luce del mattino non si veda una mazza: mi sono sporta un po’ per vedere se qualche orso stava sonnecchiando lungo le rive ma non sono stata assolutamente fortunata.
Proseguendo, appena dopo, fate uno stop al Ptarmigan Lake Trail and Campground, dove si possono (solo tra agosto e settembre), vedere i salmoni risalire la corrente: è uno spettacolo curioso ma allo stesso tempo decisamente straziante. A differenza di quanto pensassi, moltissimi salmoni muoiono cercando di risalire la corrente, e dove l’acqua è più bassa si trovano tantissimi pesci morti, stremati dalla fatica.
Proseguite dopo Moose Pass, dove c’è il cartello per Chugan forest c’è un Visitor Center e appena dietro una vista carinissima sul Kenai Lake.
La strada continua con tutta la bellezza che sa regalare l’Alaska: tra foreste e ghiacciai: sulla destra è facilmente visibile la strada che porta all’Exit Glacier, prima di arrivare alla meta, la cittadina di Seward.
Il delizioso piccolo centro è alla fine dell’Alaska Railroad e della Seward Highway: è turistica (qui sbarcano tantissime navi da crociera, ma è un po’ meno brutalizzata dal turismo di Talkeetna), ma ancora vivibile: i prezzi degli hotel sono piuttosto alti, è per questo che abbiamo scelto di farci una tirata in giornata, anche se ci sarebbero diverse cose interessanti da vedere rimanendo lì.
L‘Alaska Sealife Center (ingresso 24.95 $), per esempio: creato con i rimborsi dati dalla Exxon Valdez. Vi ricordate il disastro successo nel 1989? Il 24 marzo la nave si incagliò in una scogliera dello stretto di Prince William, disperdendo in mare 41 milioni di litri di petrolio, inquinando 1900 km di coste dell’ Alaska. Il danno che ha creato è stato praticamente inestimabile: migliaia di animali perirono a causa della fuoriuscita, la stima fu di 250.000 uccelli marini, 2.800 lontre, 300 foche, 250 aquile di mare testabianca, 22 orche e miliardi di uova di salmone e aringa. I danni ambientali che ne conseguirono costrinsero il governo degli Stati Uniti a rivedere i requisiti di sicurezza delle petroliere e ad assegnare i costi delle operazioni di pulizia della costa alle compagnie petrolifere.
Nel 1991 la ExxonMobil fu condannata in sede civile e penale per oltre un miliardo di dollari, il maggior risarcimento fino ad allora mai registrato per un disastro industriale. Le operazioni di ripulitura delle coste costarono alla Exxon circa 2 miliardi di dollari, coperti in gran parte delle assicurazioni (fonte Wikipedia).
A Seward c’è anche l’orfanotrofio in cui è cresciuto il “celebre” Benny Benson, il ragazzino che vinse il concorso indetto per disegnare la bandiera dell’Alaska. Crebbe qui, in una struttura decadente chiamata Jesse Lee Home (in cui furono allevati tantissimi nativi rimasti senza genitori a causa di influenze o malattie).
Se volete fare uno spuntino o mangiare qualcosa di gustoso, fermatevi alla Resurrect Art Coffee House Gallery, una vecchia chiesa sconsacrata che oggi espone opere arte di artisti locali, vende oggettini (felpe belle ma costosissime) e serve caffè e bagels abbastanza economici e buoni.
Un’altra interessante opzione è… Ehm, Safeway, un grosso supermercato che c’è a due passi dalla via principale: fate la tessera (mi sa che ve l’ho già detto!), comprate – come abbiamo fatto noi – un kg di mirtilli a 5 $. Sono buonissimi e local (giuro non ho mai mangiato tanti mirtilli in vita mia!). Oltretutto c’è anche una sezione souvenir economici e davvero super carini, dove ho comprato la maglietta più figa di tutta l’Alaska.
Dopo aver visitato il paese, il porto (con le mostruose navi da crociera sullo sfondo) e tutto quello che c’è da vedere, siamo ripartiti alla volta di Hope, un sonnecchiante paesino adagiato lungo la costa: la strada si interpica su una traversa della Seward Highway (si chiama Hope Hwy, ovviamente, e prosegue per 16 miglia), e poi riscende lungo la costa. La sua posizione decentrata che si affaccia sul mare, la rende decisamente interessante e silenziosa. Anche qui scorre un fiume, pienissimo di salmoni che cercano di risalire la corrente.
Ci sono tantissimi negozietti e posticini in cui mangiare, ma purtroppo era tutto chiuso al nostro arrivo. Non era tardi, ma siamo forse capitati proprio durante la pausa pomeridiana.
Sempre sulla strada di ritorno verso Anchorage, volevamo fare tappa a Whittier: un luogo decisamente strambo, ovvero una città in cui tutti e 200 gli abitanti vivono nello stesso condominio, le Begich Towers, un edificio di 14 piani in cui gli abitanti, soprattutto durante i lunghi inverni, fanno praticamente ogni cosa.
Ma qual è la sua storia? Durante la seconda guerra mondiale, dopo l’attacco giapponese alle isole Aleutine, gli Stati Uniti si misero a cercare un luogo per una base militare segreta, poco accessibile, circondato dalle montagne e dalla nebbia perenne. Eccolo trovato. L’esercito costruì un immenso palazzo (il Bucker building), in cui vivevano più di 1000 persone, ma dopo il 1968 abbandonò l’area.
Oggi questo posto è una curiosa “comune”, una struttura sociale dove la città diventa un condominio e viceversa. Prima accessibile solo via treno o nave, dal 2000 è raggiungibile anche vi auto attraverso l’Anton Anderson Memorial Tunnel.
Questa galleria lunga più di 4 km è la più lunga del nord America ad uso stradale e ferroviario è progettata per temperature che arrivano a -40° e con sistemi ad alta tecnologia per eventi sismici. E’ un po’ una rottura perchè è ad una sola corsia e deve far passare auto da entrambi i sensi di marcia e ovviamente anche i treni. Le partenze sono così scandite:
Per Whittier: le auto partono alla mezza di ogni ora, dalle 5:30 alle 22:30.
Da Whittier: le macchine partono all’ora, dalle 6 alle 23.
Meglio arrivare almeno 10 minuti prima per pagare il biglietto (13$ a/r per il veicolo), e la durata è di circa 20 minuti (bisogna andare molto piano).
[Qui trovate un interessante articolo da cui ho preso la foto qui sotto, e se avete tempo date un’occhiata a questo brevissimo documentario ]
Qui dovrò cospargermi il capo di cenere e confessare che abbiamo toppato alla stragrande: in pratica volevamo tornare in tempo per vedere la marea al Beluga point, ma abbiamo calcolato male i tempi. Quindi ci siamo giocati sia la marea che la tappa a Whittier. Shame on us. Ammettiamolo, succede. Eccome se succede.
Quindi con la coda tra le gambe siamo tornati ad Anchorage, per un giretto in città e per la cena al Kriner’s Diner, buono e familiare, che nonostante la temperatura fuori fosse decisamente fredda… aveva il condizionatore acceso.
Era estate. Quindi aria condizionata come se fossero ai tropici: sono comunque americani.
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